Un incontro fortunato in stazione a Bologna. Così all’improvviso. Senza saperlo. Fermo due ragazze perché sto facendo un servizio sulla sicurezza. E scopro che una delle due Isabella Grazioli, con il suo fidanzato, si è inventata un’app anti aggressioni.
Lei è un vulcano. Un portento.
Perché immaginate di essere da soli, di sera, in giro per una città come Milano.
Ma potrebbe essere anche Padova, Bologna, Vicenza, Firenze, Roma.
Qualcuno inizia a seguirti e tu non sai cosa fare.
Il respiro che si fa affannoso.
Il cuore che comincia a pulsare a mille. Il passo che aumenta. E la paura che si trasforma in panico. In quel momento vorresti urlare, chiamare aiuto, far sapere a qualcuno dove sei, ma dove? Nelle situazioni di pericolo non sempre si riesce a mantenere la lucidità. Ma soprattutto come fai a chiamare? Ti metti a scorrere la rubrica del telefonino con le dita che tremano?
Basterebbe premere un pulsante che facesse sapere in tempo reale alle persone la tua posizione, di modo che qualcuno ti possa venire a salvare. Esiste. Veramente.
L’idea è di una coppia di Vicenza. Isabella e Vittorio Trettenero. Ed è un’app @imnotscared.app…
Io l’ho scaricata. E funziona veramente.
Perché “Tutte e tutti abbiamo il diritto di sentirci al sicuro”… Può capitare a chiunque, donne, uomini, di trovarsi in una situazione di pericolo…
Il mio pezzo oggi su Libero
Articolo
Sei per strada e sei in pericolo, chi chiami? Che fai? Immagina di essere da sola, o anche da solo, di sera, in giro per una città come Milano. Ma potrebbe essere anche Padova, Bologna, Vicenza, Firenze, Roma. Qualcuno inizia a seguirti e tu non sai cosa fare. Il respiro che si fa affannoso. Il cuore che comincia a pulsare a mille. Il passo che aumenta. E tu che temi il peggio. In quel momento vorresti urlare, chiamare aiuto, far sapere a qualcuno dove sei, ma dove? Nelle situazioni di pericolo non sempre si riesce a mantenere la lucidità. Ma soprattutto come fai a chiamare? Ti metti a scorrere la rubrica del telefonino e con le dita che tremano cerchi il numero di qualcuno? Basterebbe premere un pulsante che facesse sapere in tempo reale alle persone la tua posizione, di modo che qualche buon’anima ti possa venire a salvare. Impossibile? No assolutamente. L’idea è venuta a una coppia di Vicenza, lui e lei. Coppia nella vita, anche. Lei 24 anni, si chiama Isabella Grazioli. Lui di anni ne ha 25 e si chiama Vittorio Trettenero. Un giorno – era il luglio 2022 – raccogliendo le olive, si son fatti venire in mente un qualcosa che potesse aiutare le persone in caso di pericolo. E a quell’idea hanno dato un nome e una forma.
Si chiama “I’m not scared”, che tradotto vuol dire “Io non ho paura” ed è un applicazione già disponibile. “Io e il mio ragazzo – spiega Isabella a Libero – continuavamo a sentire storie di violenza nella nostra città, la donna che andava a passeggio e veniva aggredita, quello che andava a correre e veniva seguito, chi andava a portare a passeggio il cane e veniva molestato, ma sempre ne sentivi, di continuo, di giorno, di sera, di notte, così volevamo creare un qualcosa che potesse essere utile alle persone perché quando senti così tante storie di violenza nella tua città cominci a farti qualche domanda e abbiamo creato questa applicazione”. Ma come funziona.
Io l’ho scaricata e funziona veramente. Praticamente si scarica l’app dall’App Store. A marzo sarà disponibile anche in Android. Ci si registra. La registrazione è gratuita. Si inseriscono il numero di telefono, il nome, il cognome, l’indirizzo mail e da lì si aggiungono i contatti delle persone a noi vicine che si vorrebbero avvisare in caso di pericolo, quindi per esempio la mamma, il babbo, lo zio, il fidanzato, la morosa, l’amica e perché no anche l’amico palestrato che in caso di pericolo possa difenderti. Da qui l’applicazione si apre, tramite la geolocalizzazione individua la tua posizione e sotto in basso compare un pulsante viola con la scritta SOS. “In caso di pericolo – mi spiega sempre Isabella – basta semplicemente schiacciare questo tasto Sos e l’applicazione manda simultaneamente un messaggio ai contatti che hai inserito con la tua posizione e fa partire contemporaneamente le chiamate. Le persone da chiamare le scegli tu, in base anche al posto dove ti trovi. Io ora vivo a Milano per esempio e ho inserito tutte le persone che potrebbero essermi d’aiuto nel caso fossi in pericolo”.
Io ho provato, e in un nano secondo la chiamata alla mamma è partita veramente. Non solo, le è anche arrivato il messaggio di dove ci trovassimo in quel momento. “Prendo l’auto e arrivo?”. “No no tranquilla stavo facendo una prova”. Ok era un falso allarme ma di questi tempi può veramente capitare a chiunque. Basta farsi un giro per Milano, Bologna, perfino in pieno giorno non si riesce a camminare tranquilli senza incappare in qualcuno che ti voglia vendere droga fumo, o qualcuno che ti segua, che ti molesti, che ti aggredisca.
E ultimamente, troppo spesso, si rischia anche di imbattersi con qualche delinquente che ti violenta. “Ma può capitare a chiunque – continua Isabella – non solo alle donne, anche agli uomini, tutti possono sentirsi in qualche momento in pericolo. Ma insieme possiamo fare la differenza”. E infatti il suo motto è proprio questo. Perché come spiega nel canale social relativo all’app (@imnotscared.app): “Tutte/i hanno il diritto di sentirsi al sicuro”.
Cinque giorni fa Isabella ha intervistato un ragazzo di Milano, Lorenzo, il cui video è stato postato su Instagram, e gli ha chiesto se a Milano lui si senta al sicuro, sì insomma se gli è mai successo di tornare a casa la sera e di avere paura. “Anche se non ha mai vissuto esperienze spiacevoli – ha raccontato Lorenzo – ho amici che vivono verso il quartiere Certosa e che sono costretti a cambiare strada per evitare di essere importunati”. Se poi sia normale vivere in queste condizioni, questo è un altro discorso.
Serenella Bettin