La carne rossa fa male, la rivolta di un macellaio di Scorzé: vi dico io cosa fa veramente male

12182248_10206758660982834_263988225_n

La carne rossa fa male? E questa è la mia reazione.

Dopo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, questa è la risposta di un macellaio di Scorzè, Mauro Bortolato, 49 anni che abita a Rio San Martino e che ha deciso di tappezzare la vetrina del suo negozio di via Venezia con cartelli con scritto cosa fa veramente male.

E basta guardare la foto per capire di cosa si tratta. La carne rossa fa male si legge nel tabellone centrale e poi tutt’intorno ruotano le provocazioni: e invece l’aria che respiriamo fa bene, e invece la frutta e la verdura fanno bene perché senza pesticidi, e invece il pesce fa bene perché senza mercurio, le sigarette fanno bene, le banche fanno bene, gli industriali anche, la stampa dice sempre la verità e i politici sono onesti. Così ridendo e scherzando ma non troppo, la sua foto ha fatto immediatamente il giro del web. E ieri pomeriggio i siti di informazione che l’avevano ripresa contavano quasi 3000 mi piace, oltre 1500 condivisioni e più di 50mila letture.  A sera il Gazzettino era arrivato a 1,4mila mi piace. Un successo strepitoso.

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/VENEZIA/macellaio_scorze_amp_39_vetrina_cartelli_protesta/notizie/1648662.shtml

“L’idea mi è venuta – spiega Bortolato – perché dopo le ultime notizie mi sono tornate in mente le vicende precedenti”. E infatti. E l’influenza aviaria, e i vaccini, e l’influenza suina, e la mucca pazza, e l’allarme polli e le mozzarelle blu. “Ogni volta – dice – giungono notizie lanciate in modo non del tutto preciso, così si crea il panico. Ciò che fa male non è la carne rossa, ma il modo in cui gli animali a volte possono essere allevati. É ovvio poi che se la si mangia in quantità eccessiva fa male ma io ho sempre puntato a un’alimentazione corretta ed equilibrata. E adesso il mio intento è quello di togliere il focus dalla carne rossa perché ci sono tante altre cose che fanno male, tipo che siamo sommersi dall’inquinamento e purtroppo la gente si lascia influenzare”.

Inevitabile chiedere a Mauro se in questi giorni ha subito un calo delle vendite di carne rossa. “Se prima vendevo 100 bistecche di carne rossa –spiega Mauro – adesso ne vendo 20, ho avuto una riduzione dell’80%. La gente entra in macelleria da me e ripiega su pollo, tacchino, carni bianche. Invece prima che venisse fuori tutto ciò di gente che ne comprava carne rossa c’era. Oltre a causare un’informazione distorta per il cliente – dice – ciò causa anche dei problemi a noi macellai che già avvertiamo, da due anni a questa parte, un calo delle vendite per la presenza di molti vegetariani e vegani. Ma la gente fa le sue scelte, il problema è che quando le persone adesso entrano in negozio e leggono i cartelli, mi dicono “si è vero hai ragione”, ma la carne rossa non la comprano lo stesso”.

SBett

articolo su Gazzettino http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/VENEZIA/

pag XVII del fascicolo locale

Riccardo Fogli per la Riviera del Brenta

Riccardo-Fogli

“Storie di tutti i giorni, vecchi discorsi sempre da fare, storie ferme sulle panchine in attesa di un lieto fine”.

Così cantava Riccardo Fogli, http://www.riccardofogli.net/, nel 1982 quando vinse il Festival di Sanremo, e sono infatti le storie di tutti i giorni, quelle che accadono, quelle belle, quelle brutte, quelle che a volte piombano addosso e sconvolgono la vita, cambiandola come è successo lo scorso 8 luglio agli abitanti di Dolo, Mira e Cazzago. Tre paesi uniti tutti da un’ unica devastante storia, quella del tornado, di potenza F4, che arriva e spazza via tutto quello che incontra.

Così, Riccardo Fogli e la sua band formata da tutti musicisti veneti: Roby Facini alle chitarre, Andrea Quinzi alla batteria, Enrico Santacatterina al basso e Valentino Favotto alle tastiere, domenica 27 settembre erano a Scorzè, in piazza Donatori di Sangue uniti per la Riviera. L’ultima data del tour e l’unica nel Veneto. Il concerto alle 20.30, a partire dall’ intramontabile Piccola Katy e giù via fino ai nostri giorni. Tutto il repertorio di un grande artista e della sua carriera, anche quella con i Pooh.

Lui, toscano, 68 anni compiuti il 21 ottobre, si affaccia sulla scena artistica italiana nel 1966 indossando pantaloni a zampa d’elefante e camicie a fiori. Da sempre amante dello sport, ama la regione del Veneto, con le sue verdure e la sua polenta.“Ho saputo del disastro che ha colpito la Riviera – dice – perché quella sera Andrea Quinzi ci convocò e ci disse che dovevamo fare qualcosa. Mi ritengo un ospite di questa terra di cui sono uno stimatore. É una terra dove la gente lavora, si attiva, si rimbocca le maniche e ricostruisce”. Un messaggio di ricostruzione e di rinascita quello che Fogli e la sua band hanno voluto trasmettere con questa serata di canzoni che hanno fatto la storia e che non muoiono mai. Anche perché il bassista Santacatterina, padovano ma che abita a Mellaredo di Pianiga il giorno del tornado era in casa e ha visto tutto. “Ti colpisce la sensazione di impotenza che si prova – dice – in genere uno a casa si sente al sicuro e invece ci si sente impotenti”.

“In questi frangenti della vita – dice Fogli – da soli non ce la possiamo fare.E’ meraviglioso quando i cittadini si danno una mano anche se quando la disgrazia prende il sopravvento lo Stato dovrebbe fare di più ed esserti amico”. L’offerta è stata minima di 10 euro e il 100% del ricavato è stato devoluto in beneficenza. I soldi raccolti sono 7200 euro.

SBett

VE_33

l’articolo apparso sul Gazzettino il 25 settembre 2015

Bandiza, il film del popolo veneto

valdastico-ponte

Cosa c’è di strano nel portare a spasso il proprio cane e fargli bere l’acqua del campo? Nulla se non fosse che il cane pochi giorni dopo muore per una perforazione intestinale e il fosso dal quale aveva bevuto si trova nel pieno della Valdastico Sud.

Tutto comincia così. Da un cagnolino che voleva bere ne nascono faldoni giudiziari in attesa di giudizio. La vicenda, su cui indaga la Direzione Nazionale Antimafia di Venezia, va avanti già da qualche anno e l’altro giorno è tornata alla ribalta. Dopo un incontro del 20 ottobre tra il pm Rita Ugolini della direzione distrettuale antimafia e una delegazione del Movimento Cinque Stelle con il parlamentare Enrico Cappelletti, portavoce dei pentastellati al Senato, i quotidiani locali riportano che sotto il manto della Valdastico sud ci sarebbero veleni cancerogeni.

Sarebbero scarti provenienti dalle acciaierie, non trattati e quindi pericolosi per la presenza di cromo esavalente: 150 mila i metri cubi di veleni per quindici chilometri. Ma dove siano esattamente ancora non si sa, finora non è stato possibile stilare una mappa dettagliata dei punti inquinati e sembra esserci anche il rischio di una chiusura dell’autostrada vicentina, con sventramento del nastro d’asfalto e successiva bonifica. Sarà decisivo il rapporto dell’ Arpav che gli esperti daranno ai magistrati, per far vedere i rischi di inquinamento della falda acquifera sottostante.

Ma a parlare di questo sul grande schermo é un regista padovano, Alessio Padovese, con il suo film Bandiza. Un regista stanco che sulla strada di casa gli passino davanti dai 500 ai 1000 tir al giorno. Lui da bambino quei tir li contava e ora ripercorre quei momenti. Quel lento e continuo transito che suona incessante nella sua testa, come fosse un rumore naturale, inosservato e che anzi si percepisce se non c’è. Ma di fronte a quel passare di auto, camion e veicoli il bimbo si chiede quale sarà il suo domani. 

Un film denuncia che mostra il Veneto devastato dai peggiori livelli di inquinamento di tutta Europa; tutto raccontato attraverso gli occhi, i fatti e le parole di chi con queste realtà vive ogni giorno. Padovese raccoglie storie, documenti, testimonianze. Fino a inoltrarsi oltre la terra di confine, al limite tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Da qui il nome “Bandiza”, termine con cui in passato si indicava il confine tra due province del Veneto. “Bandiza – si legge nel sito della pellicola http://www.bandiza.com/ – era ed è frontiera”. Se si valicava quella linea di confine si diventava banditi.
La pellicola mostra come i bambini respirano benzene perché gli inceneritori vengono costruiti a pochi metri dalle scuole elementari, dalle case, dalle abitazioni. La gente si ammala di tumore e le malattie da inquinamento sono in aumento. Si vedono persone costrette a rimanere segregate in casa, che percepiscono 800 euro di pensione spesi tutti in cure. La qualità della vita viene sempre più compromessa, l’aria è irrespirabile e il cibo può essere cancerogeno. Si vedono piccoli orti in mezzo alle autostrade, veleni e diserbanti sulle coltivazioni, sui vigneti. “La maestra ci ha detto che stavano lavorando – dice il bimbo nel film – ma noi sapevamo che gettavano il veleno sui vigneti. Perché non possiamo tornare a fare il vino in un modo che non sia un problema per me e per noi?”. Poi la voce si spegne e lascia spazio alle immagini.

Guardatelo, farsene una ragione è il primo passo. 

SBett 

Chi di voi è la forchetta?

10413323_10203506126326785_5006761929671538623_n

Gender? Fin da piccoli ci hanno insegnato che tutto ha un ruolo. Le forchette, i coltelli; solo i cucchiai forse sono neutri. Le forchette sarebbero femminili, i coltelli maschili. Le forchette infilzano, i coltelli tagliano. Al coltello pensiamo a un uomo; alla forchetta pensiamo a una donna, la cucina, la casa, le nuove ricette. E’ così, è dentro di noi. Ma in realtà se si guarda bene tutto questo non conta.
Chi di voi non ha mai visto Billy Elliot? La storia vera di un ragazzino che a 10 anni si accorge di non voler essere un pugile e vuole diventare un bravo ballerino. Ebbene ci riesce, tra mille sotterfugi, nascondendo le lezioni di danza ai genitori, ma lui ci riesce.
Perché la verità è che per quanto possiamo indirizzare, per quanto possiamo spingere, per quanto ancora siamo affetti da quelli che credono che una donna debba fare le magistrali, e un uomo il liceo scientifico, ci sarà sempre una parte di noi che tenterà di emergere e fino a che non ci riuscirà, quella parte spingerà, si creerà un varco per poter uscire dall’altra parte, fino a vedere la luce del sole.
E questo non vuol dire essere gay, essere lesbiche, essere trans, essere etero. Vuol dire essere quello che si è. Scegliere che la tua vita debba andare in una direzione anziché in un’altra.
Ma è sempre stato così. Solo che adesso siccome è scoppiato il caso gender, allora sono tutti scandalizzati perché gli strumenti per gestire queste teorie sono davvero pochi e chi ce li ha non viene capito, ascoltato, compreso.
Nella legge della riforma scolastica non si parla mai di gender, anzi è una legge che richiama a una norma che va contro la violenza sessuale, contro la pedofilia. E chi ha temuto che nelle classi dei propri figli ci possano essere da quest’anno masturbazioni in aula o altre pratiche oscene in pubblico, sappia che ha commesso un grosso errore, perché credo, da donna e da giornalista, che mai nessuno in Italia, si sognerebbe di entrare in un’aula con dei piccoli bambini e dire loro: “Calatevi i pantaloni e masturbatevi”, a meno che uno non sia spostato mentalmente, ma allora qui è un altro discorso.
E allora, abbiamo trovato il modo per indignarci su una cosa che non esiste.
L’unica cosa che esiste e su cui potremmo discutere è che quella legge richiama un regolamento che tutela l’identità di genere. Ora, dovremmo definire cos’è l’identità di genere.
Ebbene, l’identità di genere indica il genere in cui una persona si identifica. Cioè se si percepisce uomo, o se si percepisce donna. Ma questo, c’è sempre stato.
Facciamo un esempio: ho gli attributi femminili, allora sono una donna e questo è il sesso. Mi sento una donna e questa è la mia identità, gli altri mi vedono come una donna e questo il ruolo.
Ma per definire un ruolo, devo aver ben chiaro quali caratteristiche ha quel ruolo. E questo non significa limitare, circoscrivere dei comportamenti in quel genere anziché in un altro. Significa rendersi conto che la donna potrebbe avere degli istinti più materni e quindi dei comportamenti più delicati, più eleganti e che l’uomo invece ha questa carica da re della foresta. Ma non si vuole limitare in niente, anzi differenziando, si scoprono le differenze e le si valorizzano.
Perché fa sempre un certo effetto vedere Samantha Cristoforetti sullo spazio e Roberto Bolle che volteggia alla Scala.
E questo non perché ci siano delle devianze o delle deformazioni, ma perché fa parte di ognuno di noi, scoprire il nostro talento e giocare le carte per valorizzarlo al meglio.
Del resto Lady Oscar, era una bambina che venne educata come un uomo.
E questo non le impedì di innamorarsi del Conte Von Forsen.
Sbett