Era ubriaca la militare che ha investito e ucciso il 15 enne

Libero – 23 agosto 2022

È la prima parola che pronunciamo. E anche l’ultima. “Mamma”. È morto così Giovanni Zanier, 15 anni, travolto su una pista ciclabile di Porcia un paesino in provincia di Pordenone, sabato notte. È morto invocando la madre. Un’auto guidata da una soldatessa americana di 20 anni, militare di truppa in servizio alla Base Usaf di Aviano, lo ha travolto dopo aver sbandato all’altezza di una rotonda e non gli ha lasciato scampo. L’auto lo ha caricato sul parabrezza, il giovane è stato sbalzato per diversi metri, si è alzato, poi è crollato a terra. Per trenta minuti i soccorsi giunti sul posto nel giro di breve, hanno tentato l’impossibile per provare a salvarlo. Per trenta minuti gli hanno praticato il massaggio cardiaco. Poi Giovanni è stato portato d’urgenza in ospedale in una corsa disperata, ma non c’è stato nulla da fare. È morto poco dopo. Era di ritorno da una serata di musica latino americana, passata con due amici. La mamma lo aveva accompagnato in auto e lui sarebbe dovuto rientrare a piedi. L’incidente è avvenuto alle due e mezza di notte. E la rotonda era senza illuminazione. L’amministrazione comunale, da aprile, per far fronte ai rincari energetici e alle bollette sempre più salate, ha emesso una delibera per far sì che le luci vengano spente in anticipo con l’obiettivo di risparmiare il 30% sulle bollette dell’energia elettrica. Bastava mezz’ora prima e la rotonda sarebbe stata illuminata. Ma nessuno può dire se Giovanni sarebbe morto lo stesso o no. Anche perché non è questo il punto. Il punto è che chi conduceva l’auto, questa soldatessa americana, era ubriaca. Giunta in pronto soccorso era stata sottoposta a tutti gli accertamenti tossicologici del caso.

E infatti.

L’alcoltest ha dato esito positivo e il tasso alcolemico nel sangue era pari a 2,09 grammi per litro, ossia quattro volte il limite consentito. Appena accaduto l’incidente, è stata la militare a chiamare i soccorsi. L’impatto è stavo violentissimo. E lei era sconvolta. Non si era resa conto della gravità di ciò che aveva provocato e stando ad alcune testimonianze appena scesa dall’auto avrebbe detto: “Pago tutto io”. Ma pago o no, è stata arrestata per omicidio stradale e posta agli arresti domiciliari nel suo alloggio all’interno della base dove risiede. L’udienza di convalida dell’arresto è prevista per oggi. Ora si apre tutto uno scenario legato ai contenziosi legali Italia – Usa. Ossia, da chi sarà giudicata la militare? Dalla giurisdizione italiana o da quella americana?

“Per i fatti commessi fuori dal servizio – spiega a Libero il procuratore della repubblica di Pordenone, Raffaele Tito – la giurisdizione è concorrente, a meno che il ministro italiano non rinunci al diritto di priorità e può a suo insindacabile giudizio dire che questo fatto non interessa alla giurisdizione italiana. Ma è il ministro della Giustizia che decide in base all’articolo 1 della legge 1966 del 1956. Mi spiego meglio, se la soldatessa avesse guidato un mezzo militare allora responsabile è la giurisdizione americana, invece guidando un mezzo privato la competenza è concorrente”. 

Tuttavia le autorità americane potrebbero chiedere a sé la giurisdizione ma per farlo dovrebbero fare richiesta al ministro della Giustizia italiano come prevede il trattato Nato del 1951 attuato in Italia con la legge del 1955. Sulla base dell’accordo il nostro ministro potrebbe rinunciare alla giurisdizione. E il provvedimento del ministero non può essere impugnato. È un potere politico. Il fatto di essere una militare della base americana mette la soldatessa nelle condizioni di poter evitare il processo in Italia. La Convenzione di Londra del 1951 sulla giurisdizione dei militari Nato in Europa prevede così. La strage del Cermis ne è la prova. Qui un aereo americano, volando senza autorizzazione a una quota troppo bassa, tranciò i cavi della funivia provocando 20 morti. Nonostante i pubblici ministeri italiani chiesero di processare in Italia i quattro marines dell’equipaggio, il gip di Trento ritenne che la giurisdizione dovesse essere quella militare statunitense.

Serenella Bettin

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