Giornata contro la violenza. Ma di che parliamo?

Ogni anno quando arriva il 25 novembre mi sento un po’ turbata.
Fino a qualche anno fa, quando ancora si poteva vivere e in giro non c’erano i talebani delle restrizioni, mi invitavano a quelle manifestazioni dove le impiegate comunali si prodigavano a predisporre una lunga scia di scarpette rosse o facevano in modo che i bambini della scuola elementare dipingessero una panchina rossa dove poi a causa delle manutenzioni mai eseguite, finivano per “schittarci” sopra i piccioni.
Puntualmente declinavo l’invito perché poi il 26 novembre ricominciava tutto daccapo.
Queste iniziative se non sono seguite da azioni serie e se la gente non vi partecipa con consapevolezza di quello che sta facendo, non servono a niente.
“In occasione del 25 novembre – ti scrivono – la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Comune di tal dei tali, in collaborazione con, per la grande partecipazione di, con l’esclusiva partecipazione del dj set snocciola una serie di iniziative di importanza fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema”. Infatti
Poche ore fa a Mestre un giovane ha spezzato la mandibola alla fidanztina di 14 anni. Un altro con un pugno ha rotto lo zigomo alla compagna di 20. Un altro ancora ha mollato un gancio alla convivente di 40 anni. Sono tutte donne giovani. Ora ricoverate nel reparto Chirurgia maxillo facciale dell’ospedale dell’Angelo di Mestre.
Domenica invece una donna è stata ammazzata a Spinea nel veneziano. E poi si è venuto a sapere che Vera Myrtaj, questo il suo nome, 37 anni, uccisa con il compagno dall’ex marito aveva denunciato tutte le violenze, ma chi doveva intervenire ha sottovalutato.
Un po’ come Alessandra Matteuzzi di Bologna finita con una panchina, che già aveva denunciato il suo assassino ma i testimoni non erano stati sentiti perché erano in ferie. Imbarazzante per davvero.
Ora mi chiedo che senso abbia far dipingere a dei minorenni le panchine di rosso se poi fino a oggi, con dieci anni di governo dei paladini degli ultimi e dei poveracci, non sono stati in grado di dipingere qualcosa che abbia senso.
E di prevedere delle forme di tutela per una donna che denuncia. Quando una donna denuncia viene lasciata sola. Le dicono: “signora stia tranquilla, manderemo una volante sotto casa. Purtroppo non possiamo fare niente, dobbiamo coglierlo con le mani nel sacco”. La maggior parte delle volte quando ti vada bene finisci all’ospedale. Quando ti va male le mani nel sacco sono dentro il tuo carro funebre.
E mi chiedo anche che senso abbia celebrare la giornata contro la violenza sulla donna se poi ogni giorno una donna non è in grado di percorrere dieci metri di strada da sola di sera perché le grandi città sono diventate ricettacoli di spacciatori stupratori violenti extracomunitari tossici drogati fatti ubriachi. Io per prima quando rientro a casa da sola col treno di notte a Padova o a Milano devo farmi venire a prendere se non voglio finire dentro qualche valigetta fatta a pezzi.
Ora davvero non capisco cosa ci sia da celebrare. Arrivati a questo punto le scarpette rosse ce le possiamo mettere in quel posto dove non batte il sole.
Ossequi.

sbetti