Coronavirus: questa è la Guerra

Stigliano, 13 marzo 2020

Dal diario di Facebook, 13 marzo 2020

Questa è la guerra. Le strade deserte. Le vie vuote. Le serrande abbassate. I negozi spenti. La gente in coda per il pane che attende fuori dalla porta a un metro di distanza l’uno dall’altro.
Questa è una guerra. La peggiore. Questa è una guerra contro un nemico invisibile che dobbiamo combattere. Le imprese sono in crisi. Le fabbriche ferme. Gli aeroporti chiusi. Le piazze sono vuote.
Sono affollati solo gli ospedali. Il settore dei servizi, del commercio, del turismo, dell’industria stanno pagando un prezzo altissimo da tutto questo. Professionisti. Artigiani. Imprese. Piccole. Medie. Grandi. Questa è una guerra che ci ha colto. E nemmeno di soppiatto.
E allora oggi sono andata a fare la spesa. In alimentari. Rischiano anche loro. Un cartello ti dice: “capienza massima otto persone”.
Lì. Lì dove una volta ce ne stavano cinquanta. Lì dove la gente si ritrovava per scambiare due parole. Ora si fatica perfino a guardarsi in faccia. Ma non per maleducazione. Ma per rispetto. Per amore. Quell’amore di cui parlava sul Giornale il mio collega Vittorio Macioce. Si sta a distanza per precauzione. Per fratellanza. Nessuno vuole essere infettato. Nessuno vuole infettare. Perché in questa cosa ci siamo tutti dentro.
E allora fa strano incontrarsi e sapere di condividere tutti lo stesso momento. Le stesse ansie. Le stesse paure. Le stesse preoccupazioni. Quasi gli stessi pensieri. Fa strano. Fa strano condividere gli stessi momenti e non potersi abbracciare. Non potersi avvicinare.
Il clima é teso. Gli sguardi anche. Le parole misurate. Calibrate. Dentro é apparso solo un uovo di Pasqua a rallegrare la stanza.
Il cielo è grigio fuori. Scalzo. Brumoso. Annebbiato.
Ma poi Poi esco dal negozio, alzo lo sguardo e vedo che su quel cielo grigio sovrastano i primi fiori di primavera che spuntano sugli alberi.
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