Le belle parole ce le possiamo infilare dritte nel culo – Violenza Donne

Questa mattina facendo la rassegna stampa al bar ho letto su un quotidiano un dato interessante e non capisco come continuate a riempirvi la bocca di stronzate.

Insomma leggevo che negli ultimi vent’anni sono state uccise 3230 donne. E le cronache da inizio anno contano già 13 vittime. Tredici. Tredici cazzo. Tredici. Nel 2018 sono state 142 le donne assassinate. E nel 2019 103. L’85,1 % degli omicidi poi avviene in ambito familiare e a marzo 2019 si è registrata una donna vittima di violenza ogni 15 minuti. Cioè ogni quarto d’ora. Ogni quarto d’ora c’è una donna che va a bussare alla porta di un commissariato o di chi Dio solo sa chi e chiede aiuto.

Allora mi chiedo cosa stiamo aspettando. Se intendiamo andare avanti così. Cosa diavolo stiamo aspettando se le donne muoiono ogni tre giorni.

Mi chiedo cosa le fate a fare tante belle manifestazioni, tante belle iniziative, tanti bei convegni, tante belle scarpette rosse quando parliamo sempre di problemi già avvenuti. Di problemi irrisolti. Quando ancora in giro ci stanno gli orango tango che credono che la donna sia di loro proprietà. Che non si possa vestire in un certo modo. Che non debba indossare la minigonna. Che non debba andare a lavorare. Che non possa sorridere a un uomo. Che non debba uscire con le amiche. Mi chiedo cosa stiamo aspettando se qualche celebroleso a cui hanno insegnato che la donna è un oggetto e che te la puoi giostrare come ti pare, ecco una mattina si sveglia e decide di piantarti quindici coltellate. Cosa. Perché a poco servono tante belle parole. A poco servono tante belle manifestazioni. A poco servono tante belle scarpette rosse lungo le strade che ricordano le vittime e non fanno nient’altro che male. Fanno vedere che la donna è debole. Che ha bisogno di una panca per sentirsi rispettata.

Perché allora. Allora forse dovremmo partire dalla base. Dalla vittima. Da chi subisce. Forse dovremmo spiegare a queste giovani generazioni e anche a quelle vecchie che se un uomo ti aggredisce non lo fa perché ti vuole bene, non lo fa perché ti ama, e povero ha perso la testa, lo fa perché è un mascalzone e non cambierà mai. Forse dovremmo spiegare a queste nuove generazioni e alle donne giovani e meno giovani che l’indipendenza economica è una cosa fondamentale perché non c’è nessuno al mondo che può ostacolarti nel tuo desiderio di realizzare un sogno anche se fosse professionale. Forse dovremmo spiegare ad alcune donne che a letto non si risolvono le cose. Che se lui ti offende è già una persona che non merita il tuo tempo. Che se ti mette le mani addosso va denunciato. Che se ti allontana dagli amici e dalla famiglia non lo fa perché “poverino è geloso, sai, quella di prima gli metteva le corna”. Lo fa perché è malato. E non guarirà mai. Vedo donne che si prostituirebbero per far piacere al loro uomo. Donne che si accontentano. Donne a cui va bene farsi mantenere e poi perdono la libertà senza potere. Donne che si svestono, che diventano ridicole, perché devono per forza incontrare un uomo. Perché devono per forza stare con qualcuno. Anche a costo di prenderle. Crocerossine travestite da cenerentole che continuano a far da mangiare e stirare e sono quattro cornute.

E questa è solo colpa nostra. Perché ci hanno insegnato che senza uomo la donna non è niente. Che senza un uomo accanto non ti sentirai mai nessuno. Ci hanno insegnato che per forza di cose devi trovarti qualcuno. E che poi se questo ti mena, “porta pazienza perché chissà cosa hai fatto tu”. Questo sento. Queste oscenità sento quando parlo con queste donne vittima di una relazione tossica.

Perché allora. Allora forse dovremmo insistere sulle donne. Dovremmo fare in modo che non si facciano trattare come schiave. Come zoccole. Come esseri inferiori. Dovremmo fare in modo di far capire loro che un uomo violento non cambia. Che i segnali ci sono sempre. Che se un uomo alza anche soltanto un dito va denunciato subito. Che se ti offende va messo alla porta. Che sei forte. Che puoi stare in piedi da sola. Che cosa te ne fai di un bradipo che ti offende. Di un mascalzone che ti mena. Di un troglodita che ti sputa addosso. Cosa. Dovremmo cambiare prospettiva. Cambiare strategia. Guardare le cose da un’altra parte. Scardinare gli stereotipi. Riequilibrare i ruoli. Ma la donna non può restarsene ferma a guardare e aspettare che la menino. Perché senza questo lavoro, senza questa convinzione, senza questa forza che abbiamo il dovere di trasmettere alle giovani generazioni e a chi sta vivendo una relazione pericolosa, ecco senza tutto questo, le vostre belle parole e scarpette rosse non servono a niente.

Se il lavoro non parte dalle donne, le belle parole ve le potete infilare dritte nel culo.

#sbetti

#direbastanonbasta

#Storie2020

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