L’ entrata a coppia la prima volta costa 90 euro. Se sei sola paghi molto di più. Per entrare devi fare una tessera. La tessera è quella dell’associazione AssoLocali, un movimento “che tutela e favorisce la crescita dei diritti e delle libertà individuali”. Se entri accetti di vivere l’amore come qualcosa di fluido, di liquido, dai contorni non ben definiti. Decidi di vivere un amore rispettoso delle libertà sessuali di ciascuno. Sono in Veneto. Ed è un martedì sera. Sono all’incirca le 20.30 e provo a entrare in questo locale. L’insegna che luccica nel mezzo di questa zona industriale passa quasi inosservata. Sembra una spa per naturisti, ma dentro si nasconde una realtà diversa. Questo è un locale per scambisti. Scambi di coppia, di mariti, di mogli, di amanti. Uomini con altre donne, donne con altri uomini, uomini con uomini, donne con donne, bisex, accoppiamenti a tre. Appena entri ti danno l’asciugamano, le ciabatte e le chiavi del tuo armadietto. Una porta divide lo spogliatoio dal luogo del proibito, dove dentro accade di tutto. Qualsiasi oggetto viene lasciato fuori. Compreso lo smartphone, pena l’espulsione dal locale. Cerco di fare in fretta, sono nervosa, la persona che mi accompagna è un affezionato di questi luoghi, ma io. Io no. Non si entra vestiti, non è ammesso alcun indumento, se non un semplice e leggero asciugamano. Dentro sono tutti nudi. Mi faccio coraggio, mi spoglio, indosso velocemente l’accappatoio, chiudo tutti i miei abiti nell’armadietto, infradito ai piedi e sono dentro. La prima persona che incontro è un ragazzo. È giovane. Ha il viso dolce. Chiedo come funziona, se c’è qualche spettacolo, cerco di informarmi sul proseguo della serata. Mi risponde in modo garbato, educato, mi dice che la zona dove ci troviamo ora è quella delle stanze da letto, dove la gente si apparta, poi ci sono la sauna, la piscina, la sala fumatori, la zona relax. Mi guardo attorno, dentro fa troppo caldo. Alzo lo sguardo verso il termostato: segna 28 gradi. D’improvviso mi manca l’aria: qui tra il calore, la nudità e l’imbarazzo la pressione si fa sentire. Entro in una stanza dalle pareti gialle che si colorano di arancione a seconda della luce, davanti a me un quadro raffigura una donna che fa l’amore con un uomo. “Far l’amore”, chissà se qui si dice così penso. È una stanza piccola dove dentro “si può entrare fino a un massimo di tre persone”. Alla parete, appese ci sono delle corde. Le usano per legarsi e legare in quella pratica chiamata bondage. Il ragazzo mi spiega che nel bondage non è obbligatorio il rapporto sessuale. In altre stanze poi si usano corde, catene, manette, polsiere, cavigliere. Un altro giovane mi dice che c’è un’altra pratica, lo Shibari, che prevede l’utilizzo di corde ed è quella che sprigiona l’energia passionale attraverso l’ascolto e l’atmosfera rituale. Un mix di meditazione, erotismo e una tecnica da eseguire celebrativamente passo dopo passo. L’obiettivo è stimolare alcuni punti, ogni nodo ha il suo significato e trae origine dall’immobilizzazione dei prigionieri. Mi guardo attorno. Tranne due, tre giovani, la media d’età è abbastanza alta. Mi infilo nei corridoi, nei cunicoli bui e nelle stanze “da letto”. Alle pareti ci sono specchi ovunque. Vedo la gente che inizia a sfilarsi gli asciugamani. Sul muro di una stanza ci sono tre fori, mi spiegano che serve ai guardoni, per vedere quello che fanno, o serve agli uomini in piedi appostati, per far sì che le donne possano avvicinarsi ai loro membri. Procedo e la vista si apre su una piscina. “Vietato consumare in acqua”, c’è scritto su un cartello, ma un uomo mi dice che “tanto lo fanno tutti”. In piscina saranno sette, otto, vedo la gente baciarsi tra di loro, prima lei che bacia lui, poi lui che bacia un’altra, poi lei che bacia quell’altro ancora. Un’orgia di baci a 30 gradi centigradi. Poco più in là, stesa su un divanetto c’è una coppia: stanno consumando davanti a tutti. Entro nella sala dove gli uomini aspettano le moglie degli altri. Mi fingo un’insegnante di lettere. Qui se non consumi o non ti spogli, iniziano a capire che qualcosa non torna. “Io vengo qui spesso”, mi dice un uomo. Avrà all’incirca 50 anni, ma il buio e il vapore non rendono ben nitidi i lineamenti. “Sono qui con la mia compagna, anche lei pratica lo scambismo. Lo facciamo per evadere dalla routine: lei va con qualcun altro e io con qualche altra, però dobbiamo essere nella stessa stanza così l’uno vede quello che fa l’altro e viceversa. Questa cosa ci eccita tantissimo”. “Io con mia moglie ormai non faccio più nulla – mi racconta un altro – c’è un rapporto talmente speciale tra noi, che va oltre, e se vogliamo fare sesso veniamo qui”. In questa stanza ci sono quattro letti e quando si riempie, accade che tutti consumano. Incontro un ragazzo che si vuole appartare, mi chiede di chiudere la porta. Io svolazzo via fingendo di dover andare in bagno. Mi si avvicina un anziano signore, ha quasi ottant’anni, mi spalma l’olio su una mano, mi dice che fa miracoli. Anche il massaggiatore del locale ha il suo bel da fare. In fila ci sono le moglie degli altri che aspettano di essere massaggiate. “Sai quanti uomini mi dicono di preparare la moglie per farla godere più a lungo?”. Qui c’è anche qualcuno che per non venire da solo, si porta l’escort da fuori. Sono l’unica ancora in accappatoio. Ormai gli sguardi sono su di me. Capisco che è il momento di andarsene. Cerco una via d’uscita. Rientro in spogliatoio, mi vesto in fretta, tiro su la roba. C’è una donna che ci vuole provare, la saluto e sgattaiolo via.
Serenella Bettin



