
Nel triste e operoso Veneto manca l’acqua. Stamattina in alcune zone molte famiglie si sono svegliate senza acqua. Sicchè una persona che conosco, di ritorno dal lavoro, siccome era tutta sudata mi ha raccontato che si è fatta la doccia con le bottiglie dell’acqua minerale. In alcuni comuni poi hanno vietato di innaffiare gli orti. E come ai tempi del covid hanno sguinzagliato i vigili urbani per fare i controlli. Aiuto. Aiuto. Mamma mia che paura. Qualcuno ha parlato di lavoro alla rete idrica. Ma bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno.
Ossia che per anni i Comuni e le amministrazioni comunali se ne sono strachiavati di attuare politiche di contenimento e di risparmio e hanno sperperato uno dei beni più essenziali che abbiamo. L’acqua. Ho visto comuni adoperare questo bene prezioso per dare da bere a fontane totalmente inutili con monumenti alquanto orribili fatti da un artista improvvisato che percepisce contributi per dipingere coglioni.
Ogni anno, dati alla mano, più di un comune su tre disperde nel sottosuolo il 50% di acqua e a volte anche 80. Le perdite della rete idrica al Sud pensate sono del 48%. Al Nord del 28%. Poi dopo un po’ torna a piovere e ce se ne fotte allegramente. Chi deve amministrare sostanzialmente se ne frega della mancanza di acqua avuta e torna a battagliare in consiglio comunale per il colore delle poltrone durante il cinema all’aperto.
Del resto questa è la sciatteria italiana. Dovuta a gente che il giorno delle elezioni si presenta davanti le scuole elementari e poi quando la incontri durante l’anno manco ti saluta.
Il problema non è il cambiamento climatico – il mondo evolve, i cavernicoli dovrebbero essersi estinti da un pezzo – ma in tutti questi anni non c’è stato un comune, dico uno, che abbia cercato di risolvere il problema della siccità – che si presenta ciclicamente – e che sia stato così talmente intelligente e lungimirante da attuare politiche di contenimento e da riparare i guasti alle reti idriche.
Alle società che trasportano l’acqua a giudicare da tutte le volte che sono finite davanti i giudici, non chiava una sega della vostra acqua. Per loro l’acqua, col benestare dei comuni che danno gli appalti e ci fanno accordi, è gratis.
Ci sono zone d’Italia ridotte con le pezze al culo, senza acqua, che sperperano il bene incolore inodore e insapore perché le reti idriche non vengono riparate.
Sono anni che sento che c‘è il problema sprechi e ogni anno le campagne elettorali si basano su politiche che usano come preservativi le bandiere del lavoro ai giovani, della forza lavoro, della sostenibilità, della flessibilità, di tutte quelle altre minchiate a cui poi non fanno seguito. Dato che la sostenibilità non sanno manco cosa sia. Dato che il lavoro non c’è. E se c‘è, siamo arrivati al paradosso per cui non ci sono i lavoratori.
E dato che promettono anche meno tasse ma ogni anno i balzelli aumentano.
Non c’è stato un sindaco. Dico uno che si sia interessato di rimettere mano ai tubi. Di controllare la reti idriche. Di fare in modo che i contadini che hanno la fontana a casa – non curanti che devono sentire il rumore dell’acqua – a qualche ora del giorno e della notte la spengano, così da consentire un risparmio. No.
Dieci anni che faccio la giornalista e mi sono accorta che in questo Paese non c’è posto per il buon senso. Per le cose sensate. Per le cose lungimiranti. In questo Paese c’è posto solo per la gente totalmente incapace che crea danni anziché evitarli. Vedi il Ponte Morandi. Ci siamo accorti che le strade e i ponti hanno bisogno di manutenzione, che non basta tirarli su una volta e poi chi se ne frega. Per il principio per cui anche gli esseri umani non vanno al cesso solo una volta ma ci vanno quando serve, anche i tubi vanno mantenuti perché anche a loro ogni tanto scappa pisciare.
Vi auguro un buon sabato.