
Oggi sono stata al mare. Con le dovute precauzioni.
Non ho capito chi vogliono, vorranno, ancora chiudere questi. L’uomo non credo sia più gestibile. Dato che una coda di mezz’ora a ottobre per andare e tornare dal mare non l’avevo mai fatta. A Jesolo oggi c’era il mondo.
Faceva pure caldo.
Oggi non era un giorno qualunque. È il giorno in cui tutti gli italiani hanno in testa il nuovo Dpcm. Quello che entra in vigore domani. Quello che fa ripiombare l’Italia nel baratro e nello sconforto. La disperazione di titolari di ristoranti, bar, palestre; la disperazione di chi vede i cinema e i teatri chiusi. Hanno chiuso pure questi. Ci fossero mai andati a teatro questi che ci comandano. Ci fossero mai andati.
Alla radio in auto “Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai”, canta Ligabue. Faccio zapping e qualcuno improvvisa già i buoni propositi per il nuovo anno. In strada le auto corrono come fosse la vigilia di Natale. Una corsa. Come a voler acchiappare quest’ultimo sole, quest’ultima cena fuori, quest’ultimo aperitivo. E perché no quest’ultima festa in spiaggia. I colori delle foglie degli alberi sono diventate arancioni, gialle, rosse. Incredibile andare al mare a ottobre e trovare mezz’ora di coda per arrivare.
Appena arrivo alle porte di Jesolo, auto ferme, incolonnate, moto che sfrecciano via verso il mare, camper, alcuni hanno pure issate sul tettuccio le biciclette.
Arrivo in centro e sembra festa. Gente in piazza. C’è una mostra di auto. Ragazzi che prendono la via della spiaggia, intere famiglie con cani al guinzaglio, bambini, padri, madri, nonni. Tutti sul bagnasciuga per godere di questa giornata ancora libera. Tutti indossano rigorosamente la mascherina. Anche i giovani. Quelli che scavalcano le dune di sabbia per andare vicino all’acqua.
A Jesolo hanno fatto così. Per prevenire l’alta marea hanno formato dei cordoni tutto intorno alla spiaggia. Sicché per vedere il mare devi andare dall’altra parte. Arrampicarti lungo la parete e scendere. Si fa. Con estrema facilità.
Ma arrivati in spiaggia, musica a tutto volume. Qualche chiosco improvvisa una festa. Tavolini. Perfino lettini fuori dove potersi sistemare. Qualche famiglia stende gli asciugamani. I bambini giocano felici. Alcuni fanno jogging. Movimento. Chi cammina velocemente da solo. Chi mangia un gelato. In compagnia. I bar aperti sono pieni. Molti invece sono chiusi.
Così come gli alberghi. Dalla spiaggia giri il volto verso il lungomare e vedi questi enormi palazzi con le persiane abbassate, le insegne nascoste, i catenacci come lucchetti. La spiaggia è stata passata e ripassata. Ma oggi è piena di impronte. La gente vuole uscire. Le persone si riprendono il loro posto. Non importa se molti chioschi sono chiusi. Basta un tavolino. Uno sdraio. Una birra da casa. E gli amici giusti…
“Non è tempo per noi”, cantava Ligabue quando siamo partiti. Alla fine questo è il tempo di tutti. Che la gente si riprende…
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