La gente è cattiva

La gente è cattiva. La vita è miseria. Rabbia. Dolore e sofferenza. Sul più bello che hai trovato un lavoro che ti appaga e ti fa stare bene, qualcuno dall’alto si arroga il diritto di toglierti.
Ritirando fuori una storia tra l’altro della quale si è persa l’attualità. Dov’è finito il vostro diritto all’oblio? La privacy? La riservatezza? Riesumare così il dolore degli altri.
Allora oggi sono andata al supermercato a far le spese. E mi guardavo attorno. Sembrava la guerra. In giro non c’era nessuno. I negozi erano tutti vuoti. C’erano solo le commesse con la mascherina a passare l’aspirapolvere. Quale polvere poi. Quale. Nei bar non c’era nessuno. Ci saranno state sì e no tre persone. Tutte sedute. Nessuno al banco. Nemmeno le tovagliette e le bustine di zucchero. Zero. Niente di niente. Per chiedere una salvietta ho dovuto scavalcare una transenna di nastro isolante, tenendomi in bilico su una panchina che prima stava nell’atrio e ora è adibita come deposito fusti di birra finita. Pure le panchine hanno tolto. Siamo nel regime comunista di anni e anni fa. State attenti a quanto producete. I vostri beni saranno requisiti.
All’interno del supermercato poi ci saranno state venti persone. Tutte con un carrello triste. Tristissimo. Dopo le 18 poi non puoi comprare nemmeno alcolici. Non ti puoi nemmeno ubriacare in questa vita che ti ha tolto tutto.
Il negozio di calze poi era vuoto. Il mio scontrino marca numero due. Per aver comprato due paia di collant che mi servono per girare una trasmissione. Di cui uno di scorta. Nel negozio di ottica la commessa si girava i pollici guardandosi i ricci allo specchio. Nel negozio che vende chincaglieria cartelli enormi col 50 % per cento di sconto perché ora non si riesce a vendere nemmeno più con questo. Nei quattro negozi di vestiti giuro non c’era nessuno. E nel negozio di borse men che meno. Una agenzia di viaggi però ha avuto il coraggio di aprire tra il bar e un negozio. La tipa se ne stava lì seduta con il computer davanti. All’esterno tanti cartelli con le mete che prima noi italiani consideravamo da sfigati: “Toscana”, “Trentino Alto – Adige”; “Sardegna”, “Roma”, “Firenze”, “Mercatini di Natale”. Non ci stanno più i viaggi in Egitto, a Sharm o nelle Isole Galapagos. Ma dentro comunque non c’era nessuno.
Mi ha fatto tenerezza però la tipa. Perché ho pensato alla titolare di quell’agenzia viaggi. Aprire adesso ai tempi del covid. Perché forse però è vero. Oggi sono entrata in uno studio e ho trovato scritta sul muro questa frase: “Il tuo lavoro riempirà gran parte della tua vita, e l’unico modo di essere davvero soddisfatto è di fare ciò che credi sia un buon lavoro. E l’unico modo di fare un buon lavoro è di amare ciò che fai. Se non l’hai ancora trovato, continua a cercare. Non stare fermo. Saprai di aver trovato quello giusto non appena ce l’avrai davanti”.
Firmato Steve Jobs.
Così mi sono avviata verso l’uscita. E pensavo a quanto belli erano i tempi in cui si poteva comprare di tutto, si poteva andare dappertutto, ai centri c’era casino, prendevi le cose colorate, quelle buone da mangiare, era un clima di festa, con genitori ragazzi e bambini. Mi sono detta quanto erano belli i tempi in cui potevi lavorare.
Allora io l’ho trovato il mio lavoro. Quello che amo fare. Quello che secondo me è un buon lavoro.
Quello che mi fa sentire viva. Non può arrivare qualcuno che dall’oggi al domani te lo prende e te lo strappa dalle mani. Non può.
Io mi batterò per questo.

#sbetti

#nevergiveup

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