Ecco cosa puoi fare in un Paese normale

Dal diario di Facebook del 29 febbraio 2020

Ora vi voglio raccontare una cosa.
Stamattina sono andata a fare colazione al bar. Eravamo sette persone. Insomma facciamo colazione. Prendiamo. Beviamo. Chi ordina il caffè. Chi il cappuccino. Chi il caffè lungo macchiato ma non troppo. Chi vuole il macchiato ma non tanto macchiato. Chi la brioche. Chi quella vuota. Chi quella vegana. Chi quella piena ma se ce l’hai non piena abbastanza va meglio. E così via.
Così ordiniamo. Beviamo. Mangiamo. Ci carichiamo per la giornata. Parliamo. Intratteniamo rapporti sociali per un’ora senza cellulare. Quando mi alzo e vado a pagare. Sto giro toccava a me.
Prendo pago. Stiamo per andare via, quando la titolare del bar mi dice: “per caso hai qui con te un tuo libro da vendermi?”.
Io le dico sì certo. “Voglio la dedica“, mi dice lei.
Le faccio la dedica. E i soldi che praticamente io le avevo dato per la colazione in parte me li restituisce.
Ottimo penso. Io ci ho guadagnato. Lei anche. Io ho venduto un libro. Il verbo si diffonde. Lei ha avuto gente nel suo locale. Le persone sono contente. Si sentono soddisfatte. Si sparge la voce. Il mio libro finisce su qualche scaffale. La sua gelateria caffetteria finisce nelle bocche di qualche altro. Che alla fine ci andrà.
Poi. Poi esco. Mi saluto con gli amici. E mi ricordo che devo andare in negozio a comprare il bagnoschiuma perché l’ho finito.
Entro. Scelgo il doccia schiuma. Vado in cassa e vedo che ci sono dei bellissimi libri da colorare. Cacchio dico. Ne prendo uno per mia nipote. Sì ok è piccola ma mi hanno detto che l’altro giorno si divertiva con i colori. Farà quattro scarabocchi ma è qualcosa di nuovo, anche quelle sono opere d’arte.
Così prendo. Compro anche il libretto da colorare e un terzo dei soldi del mio libro me lo spendo.
Ecco.
Questi sono gli effetti del nostro libero scambio. Della fortuna di avere un lavoro. Della libertà nei movimenti. Negli spostamenti. Questi sono gli effetti della fortuna di vivere in un Paese dove ti puoi trovare a fare colazione, dove se chiedi il latte macchiato ma non troppo te lo portano – non come in altre parti del mondo dove non c’hanno nemmeno i copertoni delle auto e per colazione mangi peperoni.
Questa è la fortuna di vivere in un Paese che se vai al supermercato ti dà la roba da mangiare. Che se cerchi un bagnoschiuma lo trovi. Che puoi anche far felice tua nipote con un libro da colorare.
Perché gli effetti del Coronavirus saranno devastanti.
Hai voglia a dire che è una semplice influenza. No. Perché in una condizione normale, e dovremmo almeno un po’ continuare a farlo, la gente al mattino va al bar a fare colazione. Non teme di prendere un contagio perché tocca le maniglie delle porte.
La gente si ritrova. Parla. Socializza. Sta più contenta.
Perché andando al bar a fare colazione si sta tutti assieme, si fanno guadagnare i commercianti, si fanno rivivere i centri. La merce arriva. I fornitori anche. Se si blocca tutto è un casino.
Grazie alla colazione puoi vendere un libro. Un libro reso possibile perché nel nostro cazzo di Paese possiamo muoverci. Perché sono andata a Bruxelles. Perché ho preso un aereo. Perché poi grazie a un lavoro sono entrata in contatto con una casa editrice di Roma, la Male Edizioni, che mi ha stampato i libri. Che me li ha fatti arrivare a Milano. Che uno dei miei capiredattori me li ha portati con l’auto.
In un Paese normale poi puoi anche entrare in un supermercato pieno e comprare un doccia schiuma prodotto a Padova, zona contagiata; un doccia schiuma che arriva in tutta Italia.
E puoi anche comprare un libro da colorare, arrivato con un volo o un corriere da una casa editrice dei Paesi Bassi, la Boek Specials Nederland, e stampato in India.
Ecco cosa puoi fare in un cazzo di Paese normale.
Vi auguro buon pranzo 🥙
#sbetti
#Coronavirus
#Storie2020

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