Dal diario di Facebook del 1 marzo 2020

Stamattina la mia amica titolare del bar mi ha detto che, nel paese che vedete qui sotto in foto, oggi i bambini avrebbero dovuto fare la Prima Comunione. Prima Comunione rinviata. Così come tante altre cose. Ieri il Bati Marso. Eventi. Feste. Manifestazioni. Presentazioni libri. Spettacoli teatrali. Ora siamo costretti ad affrontare l’ora. Il presente. L’immediato. Viviamo sempre come se dovessimo vivere per sempre. Ci riempiamo l’agenda di appuntamenti. Di cose da fare. Di persone da incontrare. Incaselliamo tutto perfettamente dentro la giornata di modo che ci stia tutto. Che sia tutto perfettamente calcolato. Che ci stia tutto dentro. Dentro a queste agende che esplodono. Abbiamo le agende segnate di vari colori. Il rosso per gli appuntamenti urgenti. Il giallo per quelli da fare oggi. Il verde per il lavoro da smaltire. Il blu per le persone da incontrare. Il marrone per le scadenze. Il rosa per le minchiate.
Programmiamo tutto. Incaselliamo tutto. Ogni giorno è scandito da un appuntamento. Da una nota. Da un progetto. Da una telefonata. Da una qualche porcata.
Le persone programmano le telefonate. Come se parlare al telefono con qualcuno si contasse in minuti. In secondi. In ore. Non puoi dire una parola di troppo. La call non te lo consente. Misuriamo i ciao. I come stai. I buongiorno. I buonasera. Impossibile sgarrare. Perdiamo minuti.
Poi. Poi un giorno in Italia arriva un’emergenza internazionale – leggevo un pezzo dove siamo ai limiti dei numeri della Pandemia con 40 Paesi contagiati, 83.396 infetti, 2858 morti. Un tasso di mortalità del 3,4% –
Ecco dicevo poi un giorno arriva un’emergenza globale e siamo costretti ad affrontare il presente. A vivere sospesi. In stand by. Non c’è un giorno in cui ti diranno che è finita. Gli strascichi saranno importanti. Andranno avanti mesi. Anni.
Molti si preoccupano del fatto che se slitti gli eventi in avanti, se li rimandi, poi si ammucchiano, non ci stanno. Non ci stanno nelle nostre agende piene di appuntamenti e vuote di vivere.
Gli eventi slittano in avanti, ammucchiandosi tra di loro. Arrivano al cancello del prossimo mese. Sbattono la porta. Non c’è posto. Suona un’altra volta.
Non si sa più come affrontare questa emergenza perché ci si sente impotenti. Il tempo decide per noi.
I nostri programmi passano in secondo piano. Finiscono dentro il cesto dei panni sporchi. Con la roba ammucchiata da stirare.
Ci si affanna inutilmente.
Non capendo che poi, che poi anche i panni sporchi li si smucchia. Uno a uno.
Un po’ alla volta.
Mantenete la calma. Vivete il presente.
Buon pranzo. Godetevelo.
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