Mi sono fatta sfilare il portafoglio

E guardale. Guardale. Guardale come sono leste. Lestissime. Guardinghe. Feline. Salgo sul pontile davanti la stazione ferroviaria di Venezia, quello da dove partono i vaporetti. Le borseggiatrici, mi hanno detto, stanno tutte qui. Mi fingo una turista. Le vedo con la coda dell’occhio. Saranno sei, sette. Nella tasca destra del cappotto ho messo un portafoglio vuoto. Voglio vedere se provano a sfilarmelo. E infatti. Tempo due nanosecondi: una dà un’occhiata al taccuino che fuoriesce dalla tasca. Felinamente guarda l’altra. L’altra dà un’occhiata al borsello. È un ribalzare di sguardi. Una allunga una mano. E tac.

Mi volto. Il taccuino cade per terra. Le guardo. Chiedo cosa mai stessero facendo. Nel giro di un baleno quattro di loro si coprono il volto, chi il passamontagna, chi il cappuccio, chi il cappello, chi la sciarpa. Si lanciano fuori dal pontile e scompaiono lungo le callette. 

Due di loro riesco a inseguirle. Si fermano, si coprono, non mi parlano. Percorriamo qualche metro, poi poco più distante una pattuglia dei carabinieri.

Accade così a Venezia. Le borseggiatrici attendono i turisti, i pendolari, i lavoratori. Qui funziona così da 30 anni. 

La Onlus Cittadini non Distratti li ha visti nascere le borseggiatrici, i borseggiatori; li ha visti crescere, conosce perfettamente i volti, i luoghi, i segnali. Da quando sono nati i social condividono foto e video che ritraggono questi felini del malaffare. 

Le immagini, molte volte con i volti oscurati, finiscono nella loro pagina Facebook. 

Niente di diverso da quello che fanno negli ultimi anni i Controlli di Vicinato. Squadroni su Facebook e Whatsapp che a qualsiasi ora del giorno e della notte segnalano persone o auto sospette. Il più delle volte sono falsi allarmi. Qui no. Qui il pericolo esiste. 

Sono le stesse forze dell’ordine che non riescono a star dietro a queste persone, “in città sono tantissime e sono tutte straniere”, mi dice una fonte. Il movimento Cittadini Non Distratti ha fatto stampare dei volantini che distribuisce a tutti i turisti che arrivano in laguna. “Ocio al tacuin”, si legge ed è tradotto in tutte le lingue. “Attenzione borseggiatori”, in inglese, francese, tedesco, spagnolo, giapponese, cinese. Una di loro, Monica Poli, per aver sventato un borseggio è stata picchiata. “Da anni chiediamo – dice – che vengano messi dei display sui pontili e sugli autobus”. Ma a proposito, condividere i video è gogna mediatica? “Noi non facciamo la caccia – dice il pittore di piazza Franco Dei Rossi – abbiamo tanta gente che ci avverte. Cerchiamo di far capire che il problema è grosso ed esiste”.

Damiano Gizzi racconta che i ruoli a volte si invertono: sono le borseggiatrici a far loro le foto e a minacciarli. Guardie e ladri. Ladri e guardie. In un gioco che non si arresta. Alcune sono minorenni. Altre sono incinta.

Facciamo un giro. E troviamo una borsa nel covo dove le borseggiatrici lasciano le refurtive ormai spolpate dei valori. Dentro ci sono un’insalata. Un libro. E una soppressa. Qualcuno è rimasto senza pranzo. 

Serenella Bettin

Pezzo uscito su La Ragione, 28 marzo 2023