Le nutrie in congelatore. A far l’inviata ti può succedere di tutto

A far l’inviata ti può capitare di tutto. Anche entrare dentro una casa e vedersi preparare come pietanza una nutria.
Non si può di certo dire che io sia un’animalista, sebbene non mangi carne. Anzi.
A 18 anni partecipai al famoso Tiro dell’Oca, così tanto osteggiato dai verdi e da “quelli del WWF”, e che consisteva nell’appendere un’oca morta a due pali verticali e uno orizzontale e di sfidarsi con gli altri partecipanti della tua età.
Era questa, anzi è questa, la tradizione ancora viva in un piccolo paesino dell’entroterra veneto. Quando lo fece mio padre o mio nonno l’oca era viva.
In giro da qualche parte ancora albeggia la mia foto (che qui vi posto) di me che tiro il collo all’oca. Vince chi lo stacca. Una tradizione secolare che va avanti da anni.
Un anno finii anche sul giornale a firma del grande Carlo Petrin perché “La Bettin difendeva le tradizioni e si era messa davanti i pali dell’oca a inveire contro gli animalisti”. Sono sempre stata un po’ anarchica. Detto ciò, c’è una cosa nel mio servizio sulle nutrie che mi ha colpito.
Un reportage durato tre giorni – e non sto scherzando – per riprendere la nutria, questo topolone gigante, topone abnorme, dentro la gabbia.
Le guardie l’avevano catturata la mattina. E così siamo andati sull’argine del torrente a vederla. Su su fino a Malo Vicentino.
Mentre le guardie fiere si guardavano con occhi gagliardi e svenevoli e struggenti e carezzevoli, questa poverina se l’è fatta sotto. Sì.
Davanti i miei occhi si è fatta la pipì addosso. Perché tremava dalla paura e dentro di lei incombeva la consapevolezza di essere abbattuta.
Dopo aver assistito a questa scena, zitta zitta, tanto nulla si può fare, me ne sono andata verso l’entroterra veneziano e ho assistito a battute di caccia di un cacciatore.
Mio nonno, ci tengo a sottolinearlo, era un cacciatore prospero e prosperoso, e dentro casa sua c’erano uccelli imbalsamati, gufi, falchi, fringuelli, cinciallegre, volpi, ratti, tassi. Quindi di certo non mi meraviglio se due mi fanno vedere due carabine e due fucili con tanto di proiettili, il cui costo è pari a un euro l’uno. Mio nonno di fucili ne aveva da rifornire un esercito. E ha sempre trovato il modo di dar da mangiare a figli nipoti nipotini figli dei figli degli altri.
Durante il reportage ho anche governato con particolare destrezza e fierezza un setter che pesava più di me e mi conduceva da tutte le parti. Ogni tanto avevo paura di finire dentro il canale, ma poi lo tiravo verso il campo e lui riprendeva la retta via. Mi pareva di essere ubriaca e andare su e giù.
Dopo questo sono finita nel trevigiano e ho visto gli argini bucherellati da questi roditori. Sembravano groviere. Ho visto i raccolti mangiucchiati.
E poi sono finita, ditemi se sto sognando, in una famiglia che dentro al congelatore c’avea le nutrie. E una l’ho presa in mano. E ho provato anche ad annusarla sebbene io non abbia più l’olfatto e l’ho tenuta per circa due minuti in mano per vedere che effetto mi faceva a tenere sulle dita questo animale congelato e sviscerato che l’uomo nel 1920 ha importato dal Sud America per far le pellicce alle signore. Sicché di tutte le radical chic che indossavano le pellicce e le spacciavano per visone, probabilmente non sapevano – o forse sì ma meglio non dirlo – che in realtà addosso avevano, udite udite, una fantastica pelliccia di nutria.
Care loro.
Udite udite lor signori. Una fantastica pelliccia di nutria. Dopo questo mi sono imbattuta nel cimitero delle nutrie e c’ho camminato accanto, non sopra, perché mi pareva di mancar loro di rispetto.
In effetti sono degli esseri carini. Hanno dei dentoni arancioni. Una coda fluente. E un pelo folto che la moglie di Soumahoro l’avrebbe usata per farci uno scialle da appendere al collo.
Dicono che la nutria figli molto. Mi sono documentata e una femmina, Dio mio povera lei, figlia anche tre volte l’anno. E ogni volta che partorisce il numero di cuccioli oscilla da 4 a 13.
Ma in tutti questi miei giri ecco tante cose ho ancora da capire. E non perché io sia deficiente. Ma semplicemente perché di tutte le persone che ho sentito nessuno è stato in grado di rispondermi. Nessuno. Ossia. Quanti esemplari ci sono attualmente per esempio in Veneto. Chiedevo una stima. Non numeri precisi. Non si sa. Quanti esemplari possono essere abbattuti? Non si sa nemmeno questo. I politici ti rispondono con programmazioni di piani dove non si capisce un tubo. Dall’Agenzia Parco del Delta del Po, sezione Veneto ed Emilia Romagna, ti dicono che le nutrie non sono un problema. E soprattutto ho chiesto: è possibile quantificare i danni che fanno queste nutrie? Cioè i contadini quanto perdono? Perché io in Veneto conosco contadini che per prendere di più dalla vendita della frutta bagnano le cassette così, grazie all’acqua, pesano di più. E poi ancora. Ci sono fiumi esondati o argini venuti giù solo per la presenza delle nutrie? O è tutta una nostra supposizione? Ecco a queste domande vorrei che qualcuno mi rispondesse. Perché intanto il mondo brucia.
E la nutria continua a scopare. Alla faccia vostra.

sbetti