
Il Maestro prende in mano la canna e la infila dentro al forno. Estrae una palla infuocata di vetro, rosso giallo arancione rubino. Posiziona la canna sopra un appoggio e inizia a ruotare. La manovra, la governa, la destreggia, dipinge sfumature color ambra dorate. Il vetro se ne sta lì aggrappato alla canna. Incandescente, liquido ma non troppo. Non molla. Scende da una parte e dall’altra. Il Maestro lo riacchiappa con l’abilità di un mago. Capisce l’attimo e inizia a creare. Questo è l’attimo perfetto che crea un capolavoro. Un pezzo unico. Un mestiere che sta scomparendo. Sempre meno i giovani. Nonostante qui a Murano, l’isola famosa per i suoi tizzoni ardenti, ci sia la scuola del Vetro. Durante il lockdown il turismo era scomparso. Ora che è riapparso, sul più bello, è arrivata la batosta finale. Quella dell’aumento delle bollette del gas. Per la produzione del vetro viene usato il gas metano. Il processo di fusione inizia la sera prima. Alla sera si caricano i forni. La miscela fatta di silice, soda che abbassa il punto di fusione, e calce che lo stabilizza, viene messa nei contenitori chiamati crogioli. A quella si aggiungono anche gli ossidi minerali per le colorazioni. Anche questi aumentati del 15%, come altri prodotti del 70%. Ma le bollette del gas sono stratosferiche. Impossibile resistere. Meglio chiudere. La Effetre Murano è l’unica fornace qui che fa semilavorati in vetro. Ossia rifornisce le vetrerie di Murano, poche ormai, del prodotto finito. Sono l’inizio dell’anello di questa catena d’arte e maestranza. L’ultima loro bolletta del gas, per il periodo che va dal primo ottobre 2021 al 31 ottobre 2021 è di 170 mila e 860,16 euro. Fino a giugno era di 39 mila e 706,38. Il titolare ieri, Cristiano Ferro, ha deciso di chiudere i forni, tranne uno per le ultime consegne, fino a data da destinarsi. I dipendenti in cassa integrazione. Un’azienda gestita dalla sua famiglia dal 1996, ma aperta dalla fine dell’Ottocento. In tutti questi anni nessuno ricorda il blocco della produzione per l’aumento delle bollette. “Con questi costi – dice Ferro a Libero – impossibile andare avanti. Non possiamo rovesciare il costo sul consumatore perché ci portiamo fuori mercato. Resistiamo tre mesi. E tutto questo è inconcepibile perché dopo tutto quello che abbiamo vissuto con la pandemia, proprio ora che si ricominciava a lavorare. Il costo del gas al metro cubo è slittato dai 23 centesimi di settembre ai 96”. I forni qui viaggiano a una temperatura di 1400 gradi. Fa caldo. La temperatura scotta. Il vetro viene su che sembra un dolce. Un lavoro faticoso. Che richiede attenzioni. Forza fisica. Resistenza. Prestanza. Non ci sono donne nelle fornaci, a differenza dei Paesi dell’Est. Anche Simone Cenedese, 48 anni, da 32 nella vetreria fondata da suo padre, ha ricevuto la batosta delle bollette del gas. Da 13.105,52 euro a 48.671,61. Lui rappresenta la sua categoria in Confartigianato Venezia. Ogni mattina alle cinque apre la porta della sua vetreria e inizia a lavorare. “La prima cosa che ho visto – ci racconta – dopo la sala parto è stata la fornace”. Ha 20 dipendenti. Otto forni. “Dall’estate – dice – sembrava esserci una ripresa, la cosa pareva andare bene, quasi ci fossimo dimenticati del covid, e ora questo aumento. Per aziende come la nostra è esagerato anche perché non facciamo beni di prima necessità. Per metterci al pari ho dovuto aumentare i costi del 20% e molti hanno annullato l’ordine. Ma così come facciamo?”. Le vetrerie a Murano sono 65. Danno da mangiare a 600 persone prevalentemente veneziane. Solo questo mese, otto hanno bloccato la produzione chiudendo i forni. “La maggior parte del vetro “tarocco” – ci dice Cenedese – viene dalla Cina. In Cina ora non hanno questi aumenti di gas”. Un mestiere secolare che si tramanda di padre in figlio, che diventa uno stile di vita, che annusi, che o ce l’hai dentro o non ce l’hai. Un Maestro capisce in quattro minuti se puoi diventare mastro vetraio o no. Intanto la palla di fuoco continua ad ardere. Il vetro si contorce. Scende. Risale. Bisogna fare in fretta. E allora il Maestro ricomincia. E con gli arnesi disegna.
Serenella Bettin



