
Ammazza oh. Il buio arriva prima e i ladri hanno la mascherina.
È da un po’ di anni che assistiamo alla comparsa dei ladri quando la gente va in letargo. Anzi nei periodi di quarantena, grazie alla grassa e incolta sinistra padovana, abbiamo assistito anche ai “pusher non vanno in vacanza”, per la regia del sindaco Sergio Giordani.
Ma è da un po’ di anni che in Veneto e in altre parti d’Italia, i ladri imperversano facendosi beffe di tutto e di tutti. Ricordiamo gli episodi delle rapine in villa. L’orrore di Gorgo al Monticano.
Così come ricordiamo gli anni in cui i topi d’appartamento ti entravano in casa alle cinque del pomeriggio e tu non potevi farci nulla.
Il mio primo pezzo di cronaca nera al Gazzettino, nel 2013, fu proprio una rapina a casa di un vecchietto di domenica, in pieno giorno.
Ricordo ancora che quella mattina mi ero appena alzata e andai a fare il servizio in pigiama tanto che quando i carabinieri dentro casa del malcapitato mi chiesero se avessi voluto togliermi il cappotto, io declinai l’invito, perché sotto il cappotto nero lungo fortunatamente fino ai piedi, avevo una vestaglia verde con i fiorellini rosa che non mi pareva il caso di mostrare in pubblico.
Mi avevano chiamato all’improvviso e mi avevano detto che un anziano vecchietto era stato rapinato, così io, che avevo guardato i film dove il giornalista prendeva e partiva, sono partita e sono andata, nell’esatto stato in cui mi trovavo. È successo anche altre volte.
Ma quante ne ho viste di queste scene.
Ricordo bene gli anni 2014, 2015, 2016 e oltre – soprattutto dopo con la bomba immigrazione – ogni settimana facevano razzie e mambassa in ogni appartamento o casa. O attico. O villetta. Soprattutto quelle in centro. O in periferia. Ormai poco importa. Con le luci spente e i giardini aperti.
Con tanto di allarmi sofisticati ma che nessun effetto sortivano contro questi delinquenti da quattro soldi. Non nel senso che non fossero esperti. Ma nel senso che ti entravano in casa per rubarti quattro soldi per davvero.
In anni di cronaca nera ho visto i cittadini dotarsi dei più potenti mezzi di sicurezza, impianti sonori, acustici, allarmi, pentole in giardino collegate con le forze dell’ordine, la CIA, i servizi segreti, l’esercito, l’FBI, che nemmeno Saw l’enigmista avrebbe saputo creare un sistema così tanto ingegnoso.
Ma ogni anno i ladri sono tornati. Nemmeno le ronde. O gli spari in aria. Perché se per caso spari per aria perché hai sentito un rumore nel cuore della notte e sei in mezzo ai campi, dove la prima casa accanto sta su Giove, ti sequestrano le armi (è successo per davvero quest’estate nel veneziano), perché prima di sparare in aria devi sincerarti che il ladro o il rapinatore sia armato e abbia intenzione dì ammazzarti.
Ne ho intervistati di personaggi che hanno avuto i ladri in casa e si sono visti legare moglie e figli. Questi, secondo i nostri illustri giudici, a cui non è successo niente nella vita se non la rana che salta il fosso, avrebbero dovuto assicurarsi e controllare se il ladro avesse avuto la pistola giocattolo, il mestolo da cucina, un coltello (arma sempre più usata) o una pistola vera, e solo in quest’ultimo caso controllare anche se fosse carica e poi eventualmente, prese con il goniometro le misure, e calcolata la direzione dell’arma puntata addosso dal ladro, dopo essersi assicurati che l’intenzione è sparare in testa, allora avrebbero potuto premere il grilletto a meno che il delinquente intanto non ti abbia fatto secco.
Per ovviare a tutti questi problemi, nel corso degli anni ci si è avvalsi dei controlli di vicinato, che qualcosa hanno fatto, ma che ormai i ladri hanno capito e non si lasciano di certo intimorire da un segnale stradale a forma di centrotavola che indica che il territorio è sorvegliato da mamma chioccia e i suoi pulcini.
Così come ogni anno, a inizio novembre, pronti sotto il preannunciato Albero, nei gruppi dei controlli di vicinato, dove ormai ci finiscono i gatti abbandonati e i cani, e qualcuno che si lamenta delle cacche, arrivano i compiti per casa. Come fossimo un branco di deficienti.
E così inizia la solfa: “Fate attenzione ora il buio arriva prima e i ladri hanno la mascherina! Occhio che i ladri non vanno in letargo. Occhio che i ladri non vanno in quarantena. Occhio che i ladri non hanno la carrozza che si trasforma in zucca. E quindi si raccomanda di: lasciare le luci accese. O le tv o le radio accese, – con tutto quello che costa l’energia adesso! – evitare di lasciare porte e finestre aperte – grazie fossimo scemi – luci accese ovunque, nei giardini, tendoni, porticati, – suvvia fiato alle trombe ! – non aprire agli sconosciuti. E cose di questo tipo.
Cioè la casa, nel mentre non siamo in casa appunto, dovrebbe diventare una sorta di grande fratello o di trappola alla “Mamma ho perso l’aereo”, che dovrebbe servire come deterrente per i ladri.
Queste sono ottime indicazioni. Peccato però che i ladri lo sanno. Che possono benissimo entrarti in casa. Senza suonare. Senza chiedere permesso.
E se ti difendi per caso, tu rischi le pene dell’inferno e loro ti alzano il dito medio.