
Ieri ho seguito le proteste a #Trieste – oggi trovate il mio servizio su Libero – e mentre guardavo quelle scene mi chiedevo che senso avesse.
La verità è che se avessero chiamato il vaccino con un altro nome, chessò io “farmaco miracoloso anti covid”, “farmaco che protegge dal virus” – con tutte quelle boiate di cui si imbottisce la gente, dai dimagranti anti culo, alle barrette pro tette, anti fame, agli integratori alimentari – se avessero messo qualsiasi coglione a fare un video dal Giappone – è veramente accaduto durante il primo lockdown – che indicasse “miracolo! Il farmaco che protegge dal virus è arrivato”, la gente avrebbe cominciato ad andarlo a comprare, e le chat si sarebbero riempite di messaggi, e le chat su whatsapp avrebbero cominciato a rimbalzare, e quelli che oggi protestano e che l’anno scorso ti scrivevano dolenti indolenziti disperati perché erano chiusi, ti avrebbero scritto: “Ciao scusami se ti disturbo, hai visto che in Giappone hanno trovato il nuovo farmaco? Perché in Italia no?? Non è che c’è tutto un complotto sotto?”. Quanti ne ho visti di questi messaggi. Quanti ne ho visti di questi video obbrobri.
Certo. E lì le nubi avrebbero iniziato a roteare, e i fulmini a deflagrare, e il cielo si sarebbe riempito di lampi tuoni e pioggia e avremmo potuto rispondere: “Ciao, nessun disturbo tranquilla anche se sono le quattro di notte, ma anche in Italia e in tutta Europa abbiamo il farmaco anti covid, ma la gente non lo vuole e scende in piazza a manifestare”.
Allora ieri mi sono chiesta che senso avesse questa massa, vegetazione spontanea anarchica, sedotta da brigatisti ed estremisti, che scende in piazza e che impedisce a commercianti, ai negozianti, lavoratori, baristi, cameriere, di lavorare. Che impedisce alle persone, alle famiglie, ai padri di famiglia che si fanno il culo durante la settimana, di poter godere di un sabato tranquillo.
Del resto mi sono detta, qui si vedono i riflessi sociali che le situazioni più devastanti generano nel genere umano.
Ci sono sempre state quelle persone che rotolano al contrario, credendo di essere controcorrente e invece vivono per distruggere.
Sempre. Queste persone, sono quelle che per giustificare la loro azione sovversiva, danno la colpa a qualcun altro, si avvalgono di fantomatiche teorie, complotti, danni esistenziali; riprendendo drammi storici senza avere rispetto di chi quei drammi li ha vissuti per davvero.
Sono entrata dentro la chat dei manifestanti e ho provato un profondo senso di tristezza, sgomento, schifezza.
Quelli che pensano di essere i geni incompresi, sono nient’altro che disadattati, che vogliono sentirsi tali. Gente che non va più a lavorare, gente che non ha più soldi, gente che aveva un impiego e che ora fatica a vivere, che si propone di fare da badante, baby sitter, sit dog, qualsiasi lavoro purché “no, no, no, no, il Green Pass non lo voglio”. Questi sono quelli che fanno rotolare al contrario il mondo. Quelli che non troveranno mai pace perché non la vogliono. Quelli che credono di lottare per le ingiustizie e invece lottano solo per loro stessi. Questi sono quelli che rivendicano uguaglianza e democrazia e dividono il mondo.
Dove erano queste persone quando gli imprenditori si ammazzavano perché costretti a chiudere? Quando i giovani non venivano considerati? Quando le famiglie faticavano e faticano ad arrivare a fine mese? Quando i pensionati prendevano e prendono 500 euro al mese? Quando lo Stato pagava i sussidi perfino ai terroristi (visto io con i miei occhi). O le coppie faticavano e faticano a mettere al mondo dei bimbi?
Senza considerare i risvolti e i danni economici che tutto questo comporta. Dato che il sabato per molte categorie è il giorno di maggiori incassi, ma anche i vaccinati hanno diritto di poter frequentare le piazze. Anche i Green passati hanno diritto di passeggiare in piazza a Trieste, Milano, Padova, Torino, senza vedersi rompere i coglioni da quelli che protestano perché credono che il vaccino li renda invisibili. Dov’è la libertà che tanto rivendicano? Se impediscono alla gente di vivere, di passeggiare, di lavorare. Ci sono commercianti sull’orlo della disperazione perché quando l’anno scorso eravamo chiusi, la gente protestava perché voleva fossimo aperti, e quest’anno che siamo aperti, la gente protesta forse perché vorrebbe fossimo ancora tutti chiusi.
Ma questa è gente, mi duole dirlo, che prende la laurea in Medicina frequentando la scuola di specializzazione di Facebook.
La chiamano libertà.
Io la chiamo ignoranza.