Stuprata alla stazione. Questa è la nostra integrazione

Questa è la nostra integrazione. Questo è lo specchio delle città italiane. Questo è il modello voluto dalla sinistra.
Prima l’ha adocchiata. Poi l’ha seguita. L’ha pedinata. Ha aspettato che lei entrasse dentro l’ascensore e lì l’ha violentata.
Ha aspettato la sua vittima come un animale aspetta la sua preda per mangiarsela. Per spolparla. Ridurla in brandelli. Schizzi di anima.
E così rovinarle la vita per sempre.
Dentro l’ascensore – a far da testimoni le immagini di video sorveglianza – si è consumata la violenza. Lì l’ha palpata. Palpeggiata. E poi infine l’ha stuprata. Lei urlava con quanto fiato aveva in gola ma nessuno l’ha sentita.
Lui è un cittadino marocchino di 27 anni, irregolare in Italia, e senza fissa dimora. Lei è una turista di origini marocchine di 36 anni, che veniva dalla Norvegia ed era diretta a Parigi. È stata violentata e picchiata alla stazione Centrale di Milano, l’altra mattina all’alba.
Lui è uno di quelli che facciamo entrare in Italia, diamo loro una panchina come letto, un marciapiede come tavolo, un cestino o un albero come gabinetto.
Lei è una di quelle tante giovani donne che viaggiano da sole, e che di mattina presto, con la città che si sveglia e i pendolari che scarpinano mai avrebbe immaginato di essere stuprata.
Lui appartiene alla schiera di quelli che contribuiscono a rendere decorose le nostre città. Sostano davanti le stazioni, nelle piazze, contribuiscono a tenere vive le strade.
Qui, davanti la Centrale, ci bivaccano, ci dormono, ci “riposano”, ci vomitano, ci fanno i bisogni. Quando scendi a Milano devi stare attenta a dove metti i piedi.
Le forze dell’ordine, lui, il marocchino, l’hanno rintracciato – dopo che si era svuotato – grazie alle immagini delle telecamere.
Aveva addosso ancora gli indumenti della mattina. È stato difficile risalire alla sua identità dato che documenti non ne aveva e aveva fornito diversi alias. Lei, invece, è stata trovata in stato di choc, da una guardia giurata. Ogni passaggio dell’aggressione è stato da lei descritto ed è stato ripreso dalle telecamere. La trentaseienne è stata portata in ospedale. Lui in questura e quindi messo in carcere perché potrebbe colpire ancora.
Questo è il racconto, se così si può chiamare, di una violenza consumata la mattina presto in una delle città più note e grandi d’Italia.
Questo è lo specchio di quello che c’è lì fuori. E la cronaca nera quotidiana lo descrive perfettamente. Violenza e degrado. Degrado e paura. Una città allo sbando. La terra di nessuno. La paura di prendere un treno. Il timore rientrare a casa la sera. L’esigenza di farsi accompagnare quando avverti il pericolo. Ma questo nel magico mondo dei buonisti non è contemplato. Loro sono sempre dalla parte del prossimo. Soprattutto se questo ti invade clandestinamente e stupra le donne.

sbetti

Immagine d’ archivio.