Voi fate sul serio? Fate sul serio? Davvero la vita e la morte di un orso vi interrogano di più della vita e della morte degli uomini? Ieri sono tornata in Trentino. E ogni volta che ci torno scopro qualcosa di nuovo. Mi sono imbattuta in una madre terrorizzata perché ha un figlio di 7 anni e non si fida più a far le passeggiate nel bosco. A farlo uscire di casa. A farlo stare in giardino. A farlo divertire correre giocare. Le venivano le lacrime, come si dice al paesello mio.
Del resto qui funziona così. Questa gente è abituata a viverla la montagna. Non a guardarla. A visitarla. A calpestarla per un giorno. Questa gente ci fa l’amore con la montagna. Ci si sveglia al mattino. Ci va a letto la sera. Ci mangia. Ci dorme. Ne annusa gli odori. Ne sente i sapori. La studia. La coccola. La scruta. Se ne prende cura.
Per loro avere il bosco fuori casa è la normalità. Sono passata in mezzo a delle casette che erano un condensato di boschi e tegole. Come io in città ho il traffico e il cretino del vicino curioso, loro hanno gli animali, la fauna selvaggia, quella selvatica, gli alberi, le piante, i muschi, le foglie. Come i cittadini di città sono abituati a uscire e correre lungo i fiumi, loro sono abituati a uscire e correre lungo i boschi. E non è mancanza di rispetto per la natura. Non è colpa. Non è negligenza. È vivere la vita nel posto dove sei nato. È farlo proprio. È accettare questa simbiosi del difficile rapporto tra esseri animali e umani, che molte volte sono più animali degli orsi. È comprendere un equilibrio molte volte stuprato e scardinato dall’uomo.
Gli orsi in Trentino sono stati importati. Un progetto avviato nel 1999 pagato con i soldi pubblici. Un progetto a quanto pare fallimentare dato che gli orsi sono aumentati ben oltre le aspettative, e in dieci anni sono più che raddoppiati. Dove sono stata oggi, gli orsi li hanno visti scendere dai monti, passeggiare in mezzo ai boschi, attraversare l‘autostrada, portare fuori i cestini dei rifiuti, grattarsi la schiena sugli alberi, lasciare le impronte.
Non è che l’orso dove lo metti sta. Non è una marionetta che è simile all’orso Yoghi. Quello esiste solo nei film. Solo che la gente che viene da fuori crede che il Trentino sia il Paese dei Balocchi, dove gli orsi ti fanno le feste e ti prendono per mano. Dove gli orsi li puoi vedere, accarezzare, ci puoi pure parlare. No. L’orso non è cartone animato. Non è fantascienza. Ma come sempre a decidere non sono le persone che con la paura dell’orso ci deve convivere. Sono stranieri, gente foresta, animalisti che vengono da fuori e non sanno manco se Trento e Bolzano siano dentro la stesse regione. È gente che fa dell’ideologia il suo stile di vita dimenticando la vita vera. O giudici che arrivano da chissà dove.
Quando alla madre ho chiesto cosa farebbe se si trovasse davanti un orso, “mi ha detto probabilmente proteggerei mio figlio. Mi ci butterei sopra e tenterei di proteggerlo…”.
Come ha fatto l’orsa. Anche l‘orsa voleva proteggere i propri cuccioli. Solo che la madre del bimbo di 7 anni non potrebbe difendersi.
sbetti
