Occhio. Ci sono anche i lupi

Questo pezzo è uscito sulla Verità venerdì 28 aprile.

È sera. Saranno all’incirca le undici e mezza. Siamo nel centro di Asiago e all’improvviso avvistiamo un lupo. Lo vedi: lesto, accorto, guardingo ma audace, procede a passo felino aggirandosi tra le case. Proviamo a stargli dietro con l’auto e lui si mette a correre. Tempo due minuti, la sua falcata prende quota, continua per una manciata di secondi davanti a noi, e poi si defila nella penombra delle case, sparendo nella notte.

Funziona così qui ad Asiago, un comune di appena 6000 anime, centro principale dell’Altopiano. Noto per il suo turismo invernale e per quello estivo, Asiago è famosa anche per il suo formaggio. Ma i lupi rischiano di diventare un danno. Mangiano le manze. Sbranano le mucche. Se non trovano pane per i loro denti si rifanno sugli animali domestici.

Diego Rigoni, allevatore e vice presidente dell’Unione montana dei comuni ha visto varie volte le sue asine e manze sbranate dai lupi. “Una sera ho sentito questo violento ululato – ci racconta – e sono corso fin qui a vedere cosa fosse accaduto. Avevo il cuore in gola, la paura di trovarmi davanti il lupo era tanta”. Del resto qui i lupi non temono gli uomini. A Marco Finco, un macellaio, hanno sbranato il cane mentre era a passeggio. 

Capita anche di vederli mangiare nelle ciotole dei gatti. Alcuni ragazzi che tornavano da una festa una sera si son ritrovati 6 lupi davanti il portone di casa. Come a Campodolcino, un borghetto di appena 900 abitanti, in provincia di Sondrio, lungo la Valchiavenna. Qui un bimbo di 10 anni ha trovato una cerva sbranata da un branco di lupi a pochi metri dalle case. Tanto che ora 12 sindaci lombardi hanno lanciato un appello al governo per dire: occhio ai lupi perché questi sono “pericolosi come l’orso bruno”. È stata avviata anche una raccolta firme. 

Anche a Romano d’Ezzelino, un comune nel vicentino, tre settimane fa i cittadini hanno avvistato un lupo. Pieno centro. Pieno giorno. Sfrecciava in mezzo alle abitazioni. “Non hanno più paura di avvicinarsi agli insediamenti umani – ci spiega Isabella Lora, veterinaria che vive ad Asiago – anche perché non hanno nessun motivo per avere paura di noi”. Nel comune famoso per i formaggi, i cittadini si sono riuniti e hanno dato vita a gruppi su whatsapp. Funziona come con i controlli di vicinato, solo che anziché tenere a bada i ladri, tengono a bada i lupi. 

Qui ci sono tre branchi sicuramente stabili. 

Ma per raccontare la storia dobbiamo riavvolgere il nastro al 2012 quando in Lessinia, un paradiso verde incastonato tra le Dolomiti tra il Veneto e il Trentino, avviene un incontro galeotto tra una lupa della popolazione italiana e un lupo proveniente dalla Slovenia. L’amore fece nascere una cucciolata e qui i lupi ricominciarono a diffondersi: Alpi occidentali, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Veneto. 

Secondo dati ufficiali, nel Bellunese, ci sarebbero tra gli 80 e i 120 lupi, suddivisi in ben 17 branchi. In Italia gli esemplari sarebbero intorno ai 3300. 

E ora si stanno diffondendo anche in Emilia Romagna e in Lombardia. “C’è una contiguità e una vicinanza, tra gli uomini e i lupi, ormai quotidiana in tante zone e che va gestita”, ci spiega Christian Maffei, presidente Arci Caccia nazionale. 

A Lucca, l’11 aprile scorso, una donna di 50 anni, sarebbe stata morsa alla manoda un lupo. Un animale che può essere pericoloso, anche se ci spiega un biologo dell’Appennino tosco emiliano, il rischio che attacchi o ammazzi un uomo è molto basso. Un esperto ci dice che potrebbe attaccare un bambino in quanto il lupo lo vede alla stessa altezza. 

Insomma tra lupi e orsi è bene stare attenti. E magari non inseguire gli orsi con l’auto, terrorizzandoli, come è accaduto ieri nel tanto discusso Trentino. Due persone, ora denunciate, hanno filmato questa bravata e l’hanno messa nei social. Qui la paura è ancora tanta. Basta fare un giro per il borgo dove è morto il runner Andrea Papi, a Caldes. 

Sull’abbattimento dell’orsa Jj4, che ha aggredito Papi, e di Mj5, c’è attesa che il Tar si pronunci. La Corte dei Conti, in più, starebbe indagando sulla gestione dei plantigradi e l’ipotesi, se dovesse accertarsi una mala gestione dei progetto Life Ursus, è quella del danno erariale. Progetto pagato con i soldi pubblici, e che ha portato al ripopolamento di questo esemplare. 

In Slovenia, il 13 aprile scorso, il ministero delle Risorse Naturali ha approvato l’abbattimento di 230 orsi bruni. “Prima di prendere questa decisione – spiega il ministro Uroš Brežan alla Verità – il ministero ha preso in considerazione tutte le altre opzioni”. La proposta è stata fatta dal Servizio forestale sloveno e dall’Istituto per la conservazione della natura, con il parere di esperti della facoltà di Biotecnica dell’università di Lubiana. Una decisione, dice “difficile, ma accuratamente e sapientemente ponderata” soprattutto per “proteggere la salute e la sicurezza umana”.

Serenella Bettin

La Verità, 28 aprile 2023