La vittima dello stupro di Bologna trattata come vittima di serie B

Nel magico mondo fatato e inclusivo non c’è posto per lo stupro di gruppo avvenuto a Bologna alla Festa dell’Unità.
Nella notte tra il 17 e il 18 settembre scorsi, al Parco Nord, mentre si stava celebrando la suddetta festa, una ragazzina di 15 anni è stata violentata da un coetaneo immigrato africano, di seconda generazione, mentre il branco riprendeva lo stupro col telefonino.
Su questa vicenda è calato il silenzio.
Chi avrebbe dovuto, se n’è ben guardato dal proferire parola, mettendo in sordina tutto e facendo passare la vicenda come un triste caso di cronaca locale.
Il che sembra abbastanza contraddittorio e bizzarro.
Ossia, mentre sul palco della festa dell’Unità, si celebravano e si reclamavano i diritti di tutti, degli immigrati, di chi pretende di prendere a noleggio una donna per metterla incinta, appena poco fuori dal palcoscenico, a riflettori spenti, si consumava uno stupro.
La cosa è grave già di per sé. Lo stupro è uno dei maggiori squarci che una donna possa subire. Sia che lo subisca da parte di un italiano. Sia che lo subisca da parte di un immigrato. Non c’entra il colore della pelle. Non c’entra la nazionalità. Non c’entra la provenienza. C’entra il fatto che un uomo con il suo pene ha penetrato la femminilità di una donna senza il consenso di questa.
È il dipingere lo stupro con un colore politico che denota la rozzezza.
Ma. C’è un ma.
Perché il trattamento riservato alla vittima di questo stupro non è stato uguale, e nemmeno lontanamente simile e immaginabilmente simile, alle donne vittime delle presunte molestie degli Alpini. Quando l’anno scorso ci fu il raduno delle Penne nere a Rimini – e la sottoscritta era presente – ci fu tutta un’area appartenente al politicamente corretto che si stracciò le vesti per qualche commento di troppo. Per settimane andò in scena la caccia all’Alpino pur non avendo prove. Pur non avendo denunce, se non una, poi archiviata. E pur dipingendo tutta la categoria come una bolgia composta da infami, stupratori, molesti, violentatori, pedofili. Per settimane assistemmo a questo scempio, tanto che ora l’Associazione Nazionale Alpini per quest’anno ha pensato di dotarsi di un codice di comportamento. Quali screzi. Quali innumerevoli danni e drammi.
Eppure nel magico mondo fatato e inclusivo, che ci vorrebbe tutti integrati e buoni, accade anche che gli immigrati violentino le donne. Che gli italiani le maltrattino. Che le nostre città siano sempre meno sicure. E che i numeri delle denunce parlino. Stigmatizzare gli Alpini come esseri spregevoli non va bene. Così come non va bene appiccicare tali etichette agli immigrati.
Ma visto che siamo in tema Pasquale, quella parte del mondo buonista guarda la pagliuzza negli occhi dei fratelli, e non la trave nei propri.
Così. Giusto per dire.
Mi auguro abbiate passato una Buona Pasqua.

sbetti