Pezzo uscito su La Verità il 12 aprile 2023
La maternità non è un affare tra donne che si gestisce tra donne. È un dono. Un privilegio. Una ricchezza da cui germoglia e cresce la vita. Lo hanno capito alcuni imprenditori veneti, arrivando a concepire, appunto, che la maternità è anche affare loro. Se le donne non sono tranquille vivranno la maternità come un limite, un impedimento, come un qualcosa che ti intralcia il cammino e si mette di traverso, arrivando a vivere il miracolo della vita come un qualcosa a cui soccombere. “Benvenuta Cicogna” è il nome di un gruppo nato in Veneto e che raggruppa undici imprese. I titolari per far sì che le neo mamme vivano la maternità più serenamente possibile, hanno attivato alcune misure. È un club di imprenditori che oltre a credere nel fatturato, crede nel valore delle persone, uomini o donne che siano, consapevoli che laddove nasca una vita questa generi valore. Anche economico, inutile nasconderlo.
È di questi giorni infatti la preoccupazione delle imprese a fronte del calo delle nascite. Negli ultimi 25 anni gli occupati con meno di 35 anni sono diminuiti di 3,6 milioni. Del resto basta andare a parlare con qualsiasi imprenditore o albergatore che cerca lavoratori: “Ci sono soltanto stranieri, e questo è dovuto sì al fatto che gli italiani certi lavori non li vogliano più fare ma anche al calo demografico”. Mancano persone insomma. L’Istat questi giorni ha diramato alcuni dati. E l’inverno demografico ha fatto venire il gelo. La natalità in Italia non è mai stata così bassa. Le nascite nel 2022 sono precipitate sotto la soglia delle 400.000 (393.000). E la popolazione è calata a 58 milioni e 851.000.
Roberto Brazzale, titolare del burrificio di famiglia attivo ininterrottamente da 8 generazioni, dal 1784, già nel 2019, aveva dato vita al gruppo “Benvenuta Cicogna”. Gli imprenditori pagano di tasca propria bonus e congedi ai dipendenti che diventano mamme e papà. Brazzale ha fatto di testa propria scavalcando tutti, sindacati e istituzioni. “Il fine pratico – spiega Brazzale alla Verità- è di sensibilizzare gli imprenditori. Lo Stato è fallimentare, non capisce che alle neo mamme bisogna dar più tempo a disposizione e far sentire che il loro posto di lavoro è sicuro. In Italia i genitori incontrano mille difficoltà anche fuori dall’azienda. È un paese per vecchi, sembra quasi che la maternità sia una colpa, una vergogna, un limite. La mamma deve vivere la maternità in modo sereno e più considerata socialmente. Le donne hanno il terrore di essere ulteriormente penalizzate e il rischio c’è. Sono incazzato, siamo così presuntuosi che non copiamo le scelte dei paesi virtuosi e affidiamo spesso questi temi a sociologi senescenti senza figli incapaci di cogliere il senso del problema. Siamo destinati a estinguerci”. Brazzale per favorire i neo genitori ha potenziato la flessibilità dell’orario di lavoro, ha previsto un bonus, per ogni nato o adottato, di 1800 euro e ha allungato il congedo parentale fino a un anno oltre il termine previsto dalla legge, sobbarcandosi all’incirca 10.000 euro a beneficiario. “Nei Paesi dove le cose funzionano – incalza – i costi vengono sostenuti dal sistema previdenziale. In Repubblica Ceca il congedo parentale è fino a quattro anni, garantito il posto di lavoro con indennizzo di oltre 12 mila euro. Del Pnrr solo il 3% va agli asili, ma per costruire i muri, e poi chi li gestirà? È un aiuto all’edilizia, non ai genitori lavoratori. Qui si vede il fallimento totale dello Stato Italiano”. E Brazzale non è il solo.
Vinicio Bulla, il patron della Rivit di Calatrano, nel vicentino, per ogni bimbo nato o adottato si fa carico del rimborso delle spese d’iscrizione, delle rette, dei servizi mensa e scolastici. Più un bonus di 2.000 euro lordi per ogni dipendente a cui nasce un secondo figlio e di 3.000 in caso di terzo. Anche i fratelli Cestaro, titolari del Gruppo Unicomm, a Dueville (Vicenza), hanno aggiunto un mese in più ai cinque mesi di congedo obbligatorio. Qui, su 7.500 dipendenti, 5.000 sono donne. E sempre a Dueville, Pierpaolo Pozzato, il titolare della Scae, ha previsto il baby bonus di 1.500 euro. Paolo Vellar, della Vellar Claudio Srl di Asiago, ha introdotto una mensilità per tutti i lavoratori in procinto di diventare genitori. Poi c’è anche chi prevede buoni spesa, chi si fa carico dei pannolini. Per chi ancora non l’avesse capito, fare un figlio è un costo, se entrambi i genitori partono la mattina e rientrano la sera e con lo stipendio di uno ci paghi l’affitto, che ultimamente è pure alto, provvedere a tutte le esigenze dell’infante diventa difficile. Anche il presidente della Fondazione San Nicolò, Federico Pendin, elargisce 1000 euro a chi aspetta un bambino. E poi ci sono altri nomi: Andrea e Filippo Busin della Br Pneumatici (Vicenza), Camilla Cielo della Cielo e Terra Spa (Vicenza), Lionello Codognottodella General Membrane Spa (Venezia), Giuseppe Matticari di Joe And Co (Vicenza), Pierpaolo Pozzato della Scanni Scae Srl (Vicenza), Angelo Rossi della Clal Srl (Mantova).
“La famiglia è distrutta, da quando le donne lavorano”, diceva Ennio Flaiano nel Diario degli errori.
Serenella Bettin

