Ho conosciuto Egea Haffner una sera di febbraio 2020. Fu il mio ultimo servizio con Fausto Biloslavo prima del covid.
Il mio ultimo servizio prima di questo spartiacque che segna le nostre vite.
Egea Haffner è la bimba con la valigia. La profuga istriana. L’esule giuliana numero 30001.
Ci siamo conosciute dentro un cinema.
All’inizio non l’avevo vista.
Avevo sempre sentito parlare di questa bambina con la valigia. Il simbolo dell’esodo istriano.
E me la immaginavo come la avevo vista sulle foto.
Poi d’un tratto la vidi subito.
Stesso mento. Stessa bocca arricciata e crucciata. Stesso taglio di capelli. Stessi lineamenti del volto. Squadrati. Dolci, triangolari.
Cambiava solo l’espressione. Più dolce. Più pacata. Più matura. Ma gli stessi occhi.
Più calmi. Più consci. Egea non aveva più l’aria di quella bambina costretta a lasciare la propria terra senza capire perché. Egea il perché l’ha capito.
Così con timore, quasi come a camminare sopra quel dolore, mi sono avvicinata, le ho chiesto se potevamo parlare, lei mi ha sorriso e ha pronunciato un “sì certo”, che le illuminava il volto.
Aveva tre e anni e mezzo quando le portarono via il padre. Una sera i partigiani di Tito suonarono alla porta. La madre andò ad aprire. Le dissero che era un normale controllo. Che doveva andare con loro al comando. Era maggio. Ma era fresco. Il padre si mise una giacca. Indossò una sciarpa. Un saluto alla moglie. Alla figlia. E lo portarono via.
Da lì più niente. Del padre nemmeno un ricordo.
Mentre mi parlava, per tutta la durata della nostra conversazione, Egea tra le mani teneva in mano la catenina del padre. Avevo i brividi a sentirla parlare. Me la ricordo con la voce così dolcemente acuta e penetrante che non lasciava spazio all’immaginazione. Ricordo quegli occhietti vispi attenti piccoli piccoli che già solo a guardarli dicevano tutto.
Quando le chiesi: “Ma di suo padre non ricorda proprio nulla?”.
Mi disse sì.
Quella sciarpa che il padre mise quella sera, prima di sparire per sempre, la madre di Egea la vide addosso a uno dei partigiani di Tito il giorno dopo.
Per anni, io stessa quando chiedevo ai miei professori a scuola: “Parlateci di foibe”, le foibe veniva relegate a fine anno in una lezione di dieci minuti con due righe nel libro.
Quando rinnegate la storia pensateci due volte.
Il servizio con Fausto Biloslavo 👉 https://www.ilgiornale.it/news/cronache/bambina-valigia-simbolo-dellesodo-istriano-1823311.html
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