I nomi in piazza. Vergogna

Di tutte le vostre belle panchine rosse non rimarrà che un briciolo di vergogna. L’altra sera sono andata a correre. E passavo davanti a questa panchina. Non è rossa. È marrone cacca. Il cestino invece è verde. Verde come la gramigna rossa. Arrugginita. Stanca. Malconcia. Malinconica. La panchina sta sotto un lampione. Vuota.
Pensavo a quella donna accoltellata dal marito. La gente non parla d’altro. Ti chiede se la conoscevi. Sì. Ci sono profondamente legata. La gente l’altra sera mi ha scritto: “qui ci sono i giornalisti”. “Qui ci sono i carabinieri”. “Qui ci sono le forze dell’ordine”. La gente si anima quando vede un telo per terra. Si anima quando vede sangue e merda. Merda e sangue.
Non si anima quando vede una madre allattare. Quando una madre allatta la gente si nasconde. Invece quando una madre viene violentata la gente vuole sapere. Ti chiede. Ti chiama. Ti telefona. Ti ferma per strada. Che stolti sono. Che pena mi fanno. Poi quando chiedi qualcosa che potrebbe essere utile alle indagini la gente ti dice: “no ma non mi mettere in mezzo”. “No, ma io non so niente, dicevo così”.
“Dicevo così” è la frase più stupida che abbia mai sentito dire. Non stiamo parlando di una cosa divertente. Non stiamo parlando di un film al cinema. Di un “ti vengo a trovare”, “no – sai – tengo – famiglia”, “dicevo così”. Dicevo così un tubo.
Dicevo così un paio di palle.
Ti dicono che bisogna partire dalle scuole. Che bisogna fare formazione. Che con le lanterne rosse e le scarpette in piazza in effetti notano che ogni anno gli omicidi di donne sono in calo. A ogni scarpetta rossa che si aggiunge, una donna in meno viene ammazzata.
Ma non li vedi? Guardali. Guardali. Fanno a gara per farsi il selfie la mattina del 25 novembre. La foto di rito sulla violenza contro la donna rientra nel piano editoriale. Guai a non farla.
Guardali mentre fanno le manifestazioni in piazza. Mentre organizzano eventi privi di senso. Mentre se vengono stuprate le donne in piazza ti dicono che “mio Dio! No! No! Dobbiamo partire dalle scuole, che atrocità! Che cosa vergognosa. Colpa nostra. Il maschio occidentale. Misogino. Cafone. Caprone. Rozzo”. Ma quali scuole.
In quali scuole volete andare se siete voi i primi a comportarvi male. I nomi in piazza. La gente che mormora. I figli non protetti. La gente che si forte con le disgrazie degli altri. I commenti. Le dicerie. Le polemiche. Le falsità.
Cosa volete insegnare se siete i primi a non sapervi comportare?
Ancora in giro c’è gente ridotta alle caverne. Ti chiede di scopare su Facebook. Se non ci stai si offende. E ti deride. Un amministratore una volta mi ha dato della paffutella e tanto basta. Da che scuole volete partire poi, se non proteggiamo i figli. Derisi dai compagni. Derisi dai genitori. I loro nomi in piazza. Nella memoria di tutti.
Vergognatevi.

#sbetti

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