Lo stupratore nordafricano di Segrate doveva essere espulso.
Ma noi siamo bravi a far fuggire i cervelli e a riempire i buchi con la gentaglia.
Siamo bravissimi. Lo stupratore di Segrate (Milano) è quello che la notte del 21 dicembre ha stuprato la donna dentro l’ascensore. Per otto minuti di terrore. L’ascensore andava su e giù. Mentre questo delinquente abusava di lei. Dapprima le ha premuto la testa contro la parete; le diceva di stare zitta, altrimenti l’avrebbe ammazzata. Poi l’ha rapinata. (Lei gli ha consegnato il telefonino e 35 euro).
E poi non pago, si è slacciato i pantaloni. E l’ha violentata. Una merda.
Ma quello che è venuto fuori dopo è più merda ancora.
Perché il libico, o il marocchino dipende. Ha detto di chiamarsi Hamza Sara, di avere 31 anni e venire dalla Libia. Ma in realtà si chiamerebbe Ayoub Gerrad, viene dal Marocco e di anni ne ha 27, ecco il clandestino – così non facciamo distinzioni – era sbarcato a Lampedusa nel 2016 insieme ad altre settantacinque persone, era senza documenti e aveva già ricevuto svariati provvedimenti di espulsione. L’ultimo a settembre. Che come si può vedere non è mai stato eseguito.
Mi rivolgo allora a chi deve controllare. Cosa ci stanno a fare le forze di polizia se non vengono impiegate come si dovrebbe. Perché il ministero dell’Interno anziché controllare i moti ondulatori dei furgoni, non manda un po’ di uomini a sfoltire sta gente.
I carabinieri ci hanno messo 17 giorni per prenderlo, il farabutto.
Irregolare. Con diversi procedimenti penali a carico. Violenza. Rapina. Era stato anche in carcere a Vigevano. E aveva ottenuto vari procedimenti di espulsione dal territorio nazionale dal questore.
Una cosa che noto in tanti reati compiuti da questi mascalzoni.
Anche l’albanese a cui Walter Onichini sparò e caricò in auto doveva essere espulso. Se lo fosse stato, nessuno avrebbe preso il fucile per sparare. E Onichini a quest’ora starebbe dove dovrebbe stare, ossia a casa con i propri figli. E non chiuso in carcere in una topaia di tre metri per tre.
Anche nel caso che ho trattato da poco, quello di Niccolò Ciatti, il giudice ha liberato il ceceno combattente dal carcere di Rebibbia. Non è la stessa cosa ma è per farvi capire come la giustizia e la politica progressista siano così clementi con clandestini e delinquenti e così severi con gli onesti.
E il bello è che continuano a sbarcare tutti. Di casi di immigrati irregolari che dovrebbero essere espulsi ne abbiamo a bizzeffe. Ogni volta che mi occupo di casi come questi, quando fai le tue indagini, alla fine del curriculum degli autori c’è sempre la stessa nota: “già colpito da ordine di espulsione”.
A Venezia prima del covid, quando erano aperti quegli obbrobri che la sinistra perbenista chiamava centri di accoglienza – accoglienza un paio di palle – i prefetti facevano da affittacamere, concedendo in appalto frotte di migranti a cooperative plurindagate – trovate tutto sul mio libro “Aspettando che arrivi sera. L’immigrazione come nessuno ve l’ha mai raccontata edito Male Edizioni – che non andavano bene nemmeno a gestire una manciata di polli. E che sulle spalle dei migranti ci hanno fatto i soldi.
Tutto bene.
Fino a che non ti violentano la figlia in ascensore.

#sbetti


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