
Alla faccia di tutti i vostri Speranza.
Dionisio Cumbà è ministro della Salute della Guinea Bissau. È italiano, medico chirurgo, doppia cittadinanza e l’abbiamo formato noi.
Una sera Dionisio mi scrive: “Sono Dionisio Cumbà nato a Jugudul in un piccolo villaggio di uno dei Paesi più poveri del mondo, la Guinea Bissau.
A 15 anni sono partito dal villaggio per completare gli studi superiori nella capitale. Ero talmente povero che ho dovuto vendere l’unica gallina che avevo per poter comprare il biglietto per una corriera che mi portasse a Bissau”.
Dionisio comincia a dormire nei marciapiedi perché non sa bene dove andare. Che direzione prendere. Che fare.
Inizia a lavorare come scultore in un centro di frati con Padre Battisti che è italiano e così riesce a mantenersi al liceo.
Nel 1991 terminato il liceo arriva in Italia grazie all’aiuto di famiglie italiane vicentine e padovane.
E si iscrive all’università.
Si laurea prima in Scienze infermieristiche a Verona e poi in Medicina a Padova, una delle facoltà più difficili d’Italia.
Nel 2010 si specializza in Chirurgia Pediatrica, nel frattempo si sposa e ha due figli. Ma l’amore per la sua patria lo fa tornare in Guinea per curare i bambini della terra dove è nato. Lavora per anni a 400 euro al mese.
Grazie al Rotary Club di Chioggia riesce a costruisce un ospedale per i bambini lì.
E diventa direttore del Servizio di Chirurgia dell’Ospedale Pediatrico Sao Josè di Bor.
Ha anche fondato con un gruppo di amici di Dolo l’associazione Toka Toka Africa con cui sono stati costruiti pozzi per l’acqua potabile, una scuola e inviati per anni aiuti nel villaggio di Jugudul.
Ora dal 2018 è Presidente dell’istituto nazionale di Salute Pubblica in Guinea Bissau.
E dal 24 aprile ministro della Sanità lì.
Un gran bel colpo a noi italiani che in piena pandemia abbiamo avuto chi ci diceva che: il virus? Qua? In Italia? Ma quando mai.
“Non bisogna creare allarmismi – diceva Speranza il 3 febbraio 2020 – perchè la situazione è sotto controllo. Ci sono solo 21 casi in tutta Europa. Stiamo parlando di numeri residuali”.
Certo. 124 mila morti dopo.