Coronavirus: comincio a vedere cose che non mi piacciono

Dal diario di Facebook, 21 marzo 16.33

Comincio a vedere cose che non mi piacciono. Questi che vedete qui sono due ragazzini. E uno è un uomo in divisa. Ora i ragazzini stavano sdraiati al parco. Gli uomini in divisa sono arrivati e hanno fatto svuotare loro le tasche. Forse credevano avessero qualcosa. Che poteva anche essere. Ma il punto è che i ragazzini lì non ci potevano stare.
Ora scusate.
Ma mai come in questo periodo ringrazio la mia professoressa di storia del liceo, tale Francesca Benadusi, per avermi fatto studiare fino alla nausea le letture di storia. Cioè lei non si limitava soltanto a spiegare la storia e farti imparare le date e chi attaccava cosa e come e perché e quanti morti. No.
Lei andava oltre.
Ogni sabato ti imponeva di studiare una lettura di storia per il lunedì, così io alla domenica anziché limonare col mio moroso dell’epoca, me la passavo a studiare e fare l’analisi di letture di storia. Ora queste letture erano testimonianze. Storie. Racconti. Aneddoti di vite vissute in prima linea. Al fronte. Di ritorno dalla guerra. Stalin. Le purghe. Il controllo del pensiero. Lo Stato di Polizia. I sequestri. Le perquisizioni.
Ecco. E allora a me questo clima non piace per niente. Con oltre un milione di controllati. E oltre 61 mila denunciati.
Perché tutti dobbiamo rispettare le regole. Il solo modo per uccidere il virus, prima che ammazzi noi, è rimanere a casa. Tutti.
Ma i destinatari diretti di tali provvedimenti così restrittivi, perché ci sono anche quelli indiretti, che sono quelli che tengono alla propria salute e a quella degli altri, e non avevano di certo bisogno di un provvedimento del pr (premier) Conte per salvaguardare e salvaguardarsi; ecco i destinatari di tali provvedimenti così restrittivi sono quelli che ci hanno portato alla più grande e grave limitazione delle libertà costituzionali garantite dalla nostra Costituzione che, per gli ignoranti, è datata 1947. In vigore dal 1 gennaio 1948.
Sono quelli a cui dici di non uscire per andare al centro commerciale. E vanno al ristorante. Sono quelli a cui chiudi i bar. E vanno al parco. Sono quelli a cui chiudi i parchi e vanno al mare. Sono quelli che si ammassano. Che vanno in giro in gruppo. Che si riuniscono tra mamme e portano i figli al parco. Sono i ragazzi generazione testa bassa che la rivoluzione non ce l’hanno nemmeno tra le coperte di casa.
Sono quelli che si amalgamano gli uni con gli altri. Quelli che si uniformano. Quelli che fanno le cose insieme tutti quanti.
Sono quelli che si ammassano sopra i banchi degli aperitivi e poi vanno a casa rotolando. Sono quelli che vanno a prendere da mangiare quattro volte al giorno.
Solo che tutto questo. Che suona come ribellione. Della serie me ne frego di quello che dice il Governo. In realtà è la più grave forma di soggiogamento. E sudditanza. In fila come tanti caproni.
Perché questo comporta che fai la guerra con la vita degli altri. Perché questo comporta che non puoi uscire nemmeno per andare a prendere i quaderni, i libri, gli evidenziatori, un giornale, le sigarette. Tutte cose che abbiamo ottenuto col tempo, arricchite dal benessere che ci ha portato a non mangiare solo pasta e fagioli ma a poter godere anche di altri beni.
E questo comporta l’aumento del martellare dentro le nostre teste di emergenza. Coronavirus. Stare. A. Casa. Distanti. Un metro. Lavatevi. Non respirate. Non pregate. Non fumate.
Come si traduce tutto questo?
Con le librerie chiuse. Con la musica che non suona se non nei davanzali per far vedere che fate qualcosa. Con le chiese che non ci puoi pregare. Con le edicole che faticano a vendere. Con il non darti un giornale perché non è ritenuto un bene vitale. Con il non poter uscire per passeggiare. Con il non poter comprare qualcosa che vada oltre la sopravvivenza.
E questo perché anziché farci furbi. Ci siamo ammassati come pecorelle. Come un grande gregge unti di poter sconfiggere il mondo.
Ecco. Tutto questo.
Tutto questo rispecchia molto le mie letture di storia del liceo. Di quando anziché baciare il mio moroso dell’epoca, passavo le domeniche a leggere e studiare. Meno male.
Idem adesso. Dove anziché limonare dobbiamo stare distanti.
Ma la cosa che più mi preoccupa è che, quello che vedo ora, non è molto lontano da quelle letture di storia che mi impedivano di limonare.
E quindi credo che se i ragazzini studiassero di più la storia, magari anche gli adulti che fino all’altro giorno si sono sentiti onnipotenti, forse capirebbero.
Capirebbero che quando arrivi a rispettare una regola solo perché qualcuno te la impone è già tardi.
In questo mondo dove tutti hanno diritti e nessuno ha doveri.
#sbetti
#Coronavirus
#Storie2020

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