Scrivo da un taxi.
Sono all’incirca le sei di sera del 25 settembre 2017.
Benvenuti a #Bruxelles, la capitale europea credo con la più alta concentrazione di musulmani.
Almeno a vederli. Almeno a incrociarli.
Almeno a ritrovarseli. Ovunque.
Almeno a ritrovarseli davanti: nelle strade, nei bar, nelle piazze, nei ristoranti, dentro i taxi, lungo le vie, seduti sui sedili del treno.
Spuntano. Spuntano ovunque.
Spuntano dappertutto e non te ne accorgi. Spuntano come le immagini di un videogioco che fa apparire e scomparire i nemici che ti potranno colpire.
Uno non fa nemmeno in tempo a vederli che scompaiono, ricompaiono e ne appaiono altri. E la maggior parte, la maggior parte, dall’aspetto discutibile: barbe lunghe e incolte, turbanti in testa, tonache lunghe, volti coperti e sguardo minaccioso.
A sedici minuti dal quartiere di Molenbeek, nel pieno cuore di Bruxelles, gli islamici compaiono in ogni dove.
Una stazione alla radio di quel taxi guidato da un arabo sembra dire: “Benvenuti a Bruxelles, la capitale più islamica d’ Europa”.
Gli islamici sbeffeggiano le donne occidentali, parlano lingue incomprensibili e le donne passeggiano con ventitré gradi all’ombra con il velo che affanosamente ricopre loro la testa, con quel vestito lungo fino ai piedi, con sotto i jeans e con quelle scarpe stramaledettamente coperte.
È questa la Bruxelles. La parte islamica.
Quella che si insinua e si incunea nella parte occidentale fino ad arrivare a schiacciarla.
Appena ci si avvicina al Parlamento Europeo una scritta ci colpisce “The future of Europe”, il futuro dell’ Europa, poi poco più in là sta un cartello: “Expo Islam”.
Un evento dal 15 settembre al 21 gennaio 2018.
Cioè a Bruxelles. La nostra Bruxelles.
La capitale dove siede il Parlamento Europeo, dove ogni giorno giovani di tutte le nazionalità entrano dentro quel contenitore di progetti, di sudore e di sputare sangue, e dove ogni giorno escono alle nove di sera, mangiando insalata e bevendo Coca Cola Zero da una scrivania, lì a pochi metri dal cuore della capitale più capitale sta un cartello per indicare che l’islam è arrivato.
Qui, per guadagnarsi un posto ai comandi del mondo che conta.
Perché Bruxelles fa paura. Fa davvero paura. E io davvero, paradossalmente, mi sentivo più sicura a Pristina.
Centinaia e centinaia di tunisini, marocchini, bengalesi, pachistani e Dio solo sa chi altro ancora.
Fiotti di persone che si riversano nella Piazza Centrale di Bruxelles, definita come la piazza più bella del mondo.
E che forse lo è. Lo è davvero.
Finora, di quelle che ho visto, quella di Bruxelles le batte. Le batte tutte. Solo la piazza della mia Ascoli Piceno sta ancora in cima.
Ma in quella piazza, nella Grand Place di Bruxelles, in quella piazza definita da tutti, la piazza più bella del mondo, non ci sono i tanto conclamati new jersey, messi perfino per la fiera degli asini di un paesino di campagna. No.
Non ci sono i tanti controlli e mitra spianati, e non ci sono nemmeno le tanto acclamate misure di sicurezza.
Almeno a guardarsi attorno. Non ci sono i controlli in una calca di persone che poco ci mette a trasformarsi in un delirio.
Non ci sono.
Solo all’una di notte vediamo a mala pena due agenti girare per le strade.
Strade piene di giovani, di gente che si ritrova per bere una birra, strane piene di occidentali che vivono la loro vita tranquilla mentre accanto stanno sospettosi e minacciosi i musulmani.
Ecco questa é Bruxelles con i kebabari aperti fino alle sei del mattino. Con i locali stracolmi, che traboccano di islamici, e che al solo pensiero del Bataclan, mettono tanta, tanta voglia di andarsene.
Questa è Bruxelles dove i negozi che spuntano e proliferano sono quelli degli islamici. Questa. Terribilmente questa è Bruxelles.
continua…