
Era la prima puntata di Fuori dal Coro e vi avevamo parlato dei borseggiatori violenti. Era l’11 settembre. Dieci giorni fa.
Ero stata a Venezia. Avevo fatto un servizio.
I borseggiatori ora sono tanti, soprattutto uomini. A Venezia è l’invasione. Sono arrivati dall’estero, dall’est, dal Sudamerica. E sono violenti.
Ora non sono più solo borseggiatori. Non si limitano più a infilare le mani ovunque, dentro le tasche di quelle povere persone che tornano a casa alleggerite senza documenti né carte di credito né soldi. Ora questi picchiano anche.
Si sono fatti violenti. Violentissimi. Un ragazzo che avevo intervistato l’hanno minacciato col coltello.
Lui è ancora vivo per fortuna.
Venerdì sera l’epilogo.
Sono da poco passate le 23. Giacomo Begbie Gobbato è con un amico in corso del Popolo a Mestre. Quando ode alcune grida. Le grida sono di una donna, che in quel momento è vittima di uno scippo. Giacomo e l’amico intervengono subito. Non si voltano dall’altra parte. Non fanno come tanti che proseguono dritto per la propria strada. Che quando dici loro: “Me lo dici davanti la telecamera?”, ti rispondono picche. Nisba. “Preferisco non sapere, starne fuori. Ti dico quello che vuoi ma non mi coinvolgere”, ti dicono. Come se fossimo pecore. Come se ci fosse sempre qualcuno che debba andare avanti per noi.
No. Giacomo e l’amico intervengono. Cercano di difendere la donna che in quel momento è terrorizzata. Le urla. Le grida. Una colluttazione. Ed è lì che il rapinatore estrae il coltello. Molla dei fendenti a Giacomo. Lo colpisce all’addome e a una gamba. Poi prende di mira anche l’altro amico che rimarrà lievemente ferito. Giacomo si accascia a terra. Gli uomini dei soccorsi provano le tecniche di rianimazione sul posto. La corsa in ospedale è disperata. Ma per Giacomo non c’è più niente da fare. Morirà poco dopo la mezzanotte. A 26 anni. All’ospedale di Mestre. Il rapinatore intanto si era addentrato in un’altra via. Aveva provato a scippare un’altra donna. Ed è lì che viene fermato. È un moldavo. E ha 38 anni.
Giacomo è morto così. Facendo quello che solo chi ha la libertà del coraggio ti porta a fare. Giacomo non era un codardo. Ma hanno trovato da far polemica anche qui. Era dei centri sociali. Cosa dirà la sinistra, si sono chiesti. E quindi?
Piuttosto che fare inutili polemiche mi chiedo invece perché le forze dell’ordine non possano far niente, in una città che da anni è totalmente abbandonata e nemmeno a se stessa. In una città dove regna la totale assenza di regole. E ci si volta sempre dall’altra parte.
Mi chiedo per quale motivo ogni qual volta segnali qualcuno, ogni qual volta provi a dire: “Quello ha un coltello in mano”, ti rispondono: “Signora fino a che non lo vediamo”.
Mi chiedo dove siano i prefetti, i sindaci, i questori, tutte quelle personalità preposte a tutelare la nostra sicurezza. Mi chiedo per quale motivo ogni qual volta accade qualcosa, anche fosse un semplice furto non si possa mai far niente. I borseggiatori armati di coltello te li ritrovi in centro, in piazza, in strada, negli autobus, nei treni, in tram. Rubano, agiscono indisturbati, sapendo che tanto resteranno impuniti. Perché qui regna l’impunità.
Fino a che non accade l’irreparabile. Fino a che non c’è il morto. Ma allora è troppo tardi.
Vi rimarrà la coscienza di non aver fatto nulla per impedire questa morte.
sbetti
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