Con i soldi del Pnrr la transizione ecologica dei musei. Che roba sarà mai

Qualche tempo fa sono andata a indagare sulle opere che dovrebbero essere finanziate con il Pnrr. Questo piano di ripresa e resilienza e questa ultima parola che alla gente piace tanto, ma che a me fa proprio schifo. Resilienza.
Detto ciò.
Ci sono stata dietro settimane a questa roba e quando ho terminato – nel giornalismo non si termina mai – sono rimasta a bocca asciutta. Ossia. Ho iniziato a chiedere ai sindaci del territorio, come dicono quelli che vivono in un determinato luogo, quali opere avessero mai dovuto finanziare con questi soldi, questi benedetti 191 miliardi – che per chi ancora non lo avesse capito, non sono gratis, sono un prestito che dobbiamo restituire. Con tassi di interesse e vincoli.
Ecco dicevo ho iniziato a chiedere quali opere venissero finanziate, quali progetti avessero mai presentato dato che tutti si lamentano sempre perché non ci sono le strutture, perché non abbiamo le strade, i ponti, i treni ad alta velocità che arrivano puntuali, e in 15 giorni non ho trovato una cosa, dico una, che sia notevole e necessaria per i cittadini.
Uno mi ha risposto che devono rifare una statua “bellissima prestigiosa per il nostro territorio” a Santa Maria Stuarda. Un altro mi ha risposto che deve fare il Museo del Pane. Un’altra ancora che deve rifare i cappotti termici a una scuola dismessa dove non ci andrà mai nessuno, ma sai mai che non arrivi qualche migrante.
Un’altra che deve rifare il monumento in piazza perché “sa, quando arriva nel nostro Paese il monumento non restaurato non è proprio un bel biglietto da visita” – mai che si fossero preoccupati della vecchia caserma con i 400 migranti, quello sì che era un bel biglietto d’ingresso.
Un altro ancora mi ha detto che devono rifare il centro civico per l’accoglienza delle mamme da favola. Un altro ancora che devono fare il bocciodromo, per carità con tutto il rispetto per i vecchi e per quelli che giocano a bocce e vedono in tale pratica un dileggio.
Un’altra mi ha detto che deve provvedere alla “transizione ecologica dei musei”, che roba sarà mai questa poi non l’ho ancora capito.
A un sindaco di una città nota a cui ho chiesto: “Ma scusi eh, scusi, ci sarà un’opera importante e che serva veramente ai cittadini in tutti questi progetti presentati?”, mi ha risposto: “Non so. Senti tizia non ho seguito io la cosa”.
Cioè i fondi del Pnrr sono così talmente importanti che manco un sindaco di una città con 100 mila abitanti sa quali opere debbano essere finanziate nella sua città. Della serie non c’è nessun progetto importante che possa servire ai cittadini perché se ci fosse una strada che si allaga, un ponte necessario, un qualcosa che veramente serva come il pane allora forse se ne ricorderebbe. Un altro mi ha risposto che vorrebbe fare un nuovo bocciodromo con gli spogliatoi. Che non ho capito a chi servano, dato che chi gioca a bocce, la sera dopo il bianchetto e un giro di carte, in genere non si cambia e non si fa la doccia. Un altro ancora mi ha detto che deve rifare la biblioteca. E che poi i ragazzi non ci vadano più, perché entrare nelle biblioteche è come entrare ad Alcatraz, è un altro paio di maniche. E un altro mi ha risposto che deve fare la sede per la banda. Quella musicale. Un altro ancora i campi di padel.
Ora a me non pare che queste opere siano così interessanti e importanti, dal momento scusate che i dipendenti comunali possono anche stare senza termosifoni nuovi, ma mi sarei aspettata che il piano di resistenza e resilienza, quanto vi piace sta parola, avesse previsto qualcosa di diverso. Che ne so: un ponte? Una strada importante? Un ospedale. Le casette per i terremotati! Un qualcosa di un porco che potesse servire.
Invece ci ritroviamo con il bocciodromo e la transizione ecologica dei musei, che vorrei che qualcuno mi spiegasse che razza di roba sia.

sbetti