
Questo sant’uomo si chiama Francesco. Come il Santo appunto. E la mattina del 1.agosto mi ha portato con questa apetta in stazione a Polignano a Mare. Dovevo rientrare in fretta per andare a Civitanova Marche e non potevo perdere il treno. Qui li chiamano i Tuk Tuk o come si chiamano. Me l’hanno detto la sera che sono arrivata. Ero in cerca di un taxi e mi hanno detto: “Noi qui abbiamo anche questi”.
Quella mattina se non ci fosse stato lui rischiavo di perdere il treno. Non si trovava un taxi libero. Non c’era un transfer. Ho chiamato e ho trovato lui.
“Possibile non ci sia un taxi!”. “Pronto! Voglio un taxi”! “Quanto ci vuole a chiamare un taxi perdio!”. E il taxi non arrivava. E più lo invocavo più non si trovava.
Quando ho chiamato il Tuk Tuk mi ha detto arrivo per le otto e invece è arrivato alle 8.15.
Ero in preda ai fumi.
Mi ha detto: “Mi dovete scusare ma la mia giornata è cominciata bucando”. Mi ha fatto tenerezza e mi sono calmata. Capita a tutti, capitano gli imprevisti. Mica come noi su al nord che gli imprevisti non sono ammessi.
Ha caricato la valigia sul retro, che retro è una parola grossa. A ogni curva o sobbalzo che faceva guardavo indietro per vedere se ci stava ancora. E più mi giravo più la vedevo sobbalzare. Mi tenevo e mi si scollavano le mani dal manubrio. Correva come un matto.
Tutto intorno a me erano distese di paglia gialla e foglie verdi e arbusti e mattoncini di argilla sparsi qua e là, paesaggi bellissimi rapidi e scoscesi, che davano su un mare blu immenso sullo sfondo. Non pareva manco Italia. Bella com’era.
Arrivati alla stazione mi fa scendere. Io parto di corsa per prendere il treno.
Mi volto. Lui mi guarda e mi fa: “Signora mi dovrebbe pagare”.
Me ne ero dimenticata.
E così continuando il viaggio…
#sbetti



