
Non riesco a non pensare ai morti della tragedia della Marmolada. Oggi su Libero.
Ogni volta che accadono queste cose i pensieri mi si affollano sulla testa per giorni. Penso a quelle vite strappate via da un secondo all’altro. A quelle persone partite in viaggio che a casa non faranno mai ritorno. Come è brutto partire per non ritornare.
Il Ponte Morandi, il Mottarone, Rigopiano… queste disgrazie umanitarie accadono sempre quando qualcuno ha deciso di spendere il proprio tempo facendo qualcosa di diverso.
Divertendosi. Stando con gli amici. Facendo qualcosa di alternativo. Provare nuove sfide. Condurre al limite se stesso.
A volte mi chiedo di chi sia la colpa. Poi ascolto in giro un po’ le voci e cerco di farmi un’idea.
A volte c’è un colpevole. Altre volte no. Altre volte ancora si fa di tutto per trovarlo.
Poi penso però che queste sciagure sono sempre accadute e che l’uomo dinanzi alla potenza della natura nulla può fare.
Mi ricordo quella volta di quando ci fu la tempesta Vaia in Veneto. Quando arrivai col Soccorso Alpino su in cima a Rocca Pietore rimasi sconvolta dalla quantità di alberi che erano caduti a terra. Alcuni rimasti spogli sembravano tanti fucili infilati dentro la sabbia. Altri erano stesi a terra come cadaveri morti insepolti. Ricordo anche qualche aneddoto divertente come quando ci trovammo su nel paesello, non c’era acqua, non c’era luce e una persona chiamò l’ascensore.
Il sindaco dovette dirgli che senza luce l’ascensore non andava.
Quella sera venne buio presto. In montagna è così. E mi misi a scrivere il pezzo dalla stazione della centrale operativa della protezione civile che avevano allestito. Mancavano scorte per le persone isolate. E tutto il giorno fu un andirivieni di elicotteri camion jeep e mezzi di soccorso. Ricordo ancora quando arrivai. Il rombo di quegli elicotteri che si alzano in volo combattendo il tempo per salvare le vite delle persone difficilmente te lo scordi.
O come ricordo ancora quando in Veneto ci fu il tornado. A proposito ora c’è qualche tromba d’aria perché c’è un vento pazzesco che sta sollevando di tutto. Quando arrivai sulle zone colpite dal tornado nel 2015 vidi le persone con la testa fra le mani, i volti sbarrati, gli occhi sconvolti. E quelle case distrutte dalla furia del vento con le tegole catapultate a chilometri di distanza.
E la macchina dei soccorsi mettersi in moto. Da dire che in Veneto sono forti. Ho sempre visto persone rimboccarsi le maniche e mai lamentarsi nonostante gli occhi gonfi di disperazione. Squadre partire da un minuto all’altro. E plotoni attrezzati fino ai denti.
Ecco, quando accadono queste cose mi chiedo sempre perché. Racconto. Quello che vedo.
Poi mi rendo conto che nulla possiamo contro la furia della natura e questo fa paura.