
Che bomba l’altro giorno. La Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione per l’unica denuncia formalizzata per le presunte molestie degli Alpini. E che siano presunte ora lo possiamo dire. Anzi. A quanto pare non ci sono manco mai state. Se perfino i giudici chiedono di archiviare.
Ma ripercorriamo i fatti. È il 5 maggio scorso e a Rimini è appena iniziata la 93 esima Adunata degli Alpini. Il primo giorno tutto bene. Tutto scorre allegramente. Si fa festa. Le Adunate degli Alpini non rappresentano solo la celebrazione dei valori e le sfilate ufficiali ma incarnano anche lo spirito di condivisione tra la gente. Al venerdì sera però scoppia il caos. Le femministe dell’associazione di “Non una di meno Rimini”, hanno preso la palla al balzo e hanno iniziato a raccogliere su Instagram le testimonianze di chi diceva di essere stata molestata dagli Alpini. Chi ha raccontato di essere stata pesantemente scrutata. Osservata. Palpeggiata. Chi diceva di aver ricevuto una slinguazzata sul piede ma poi forse non ricorda, non era manco vero. Chi di essere stata seguita. Chi di aver ricevuto qualche invito a fare una doccia. Chi addirittura di aver ricevuto qualche complimento tipo “Bella figa”. Capirai che roba. “Alpino molesto se mi tocchi ti calpesto”, questo era il motto con tanto di vignetta che spopolava nei social. Per giorni tutta Italia ha assistito a un bailamme totale delirante di femministe che gridavano in piazza “al lupo al lupo”, “è arrivato l’uomo nero” senza manco avere uno straccio di prove. Noi di Libero avevamo seguito il caso con dovizia di particolari. E chi scrive la sera di venerdì, giorno dell’Adunata, era lì e tutte queste molestie non le ha minimamente viste.
Nel giro di un baleno pareva che gli Alpini, quel corpo che accorre ogni qualvolta ci sia una emergenza, fossero diventati tutti molestatori orchi stupratori pedofili. Oltre 500 segnalazioni giunsero nei canali di quelle di “Non una di meno”. Ma di queste una sola è finita sopra i tavoli della magistratura. La segnalazione arrivata i giorni seguenti la manifestazione, a YouPol – l’app della polizia di Stato che consente di segnalare reati in tempo reale – è finita nell’oblio non della polizia ma della diretta interessata dato che la donna dopo essere stata contattata dagli agenti manco si è presentata in questura.
E veniamo a un mese fa, quando indagando scopriamo che dopo tutto il delirio montato ad arte sempre una sola denuncia era giunta ai carabinieri. Denuncia ora per cui è stata chiesta l’archiviazione. Tombola.
La ragazza di 26 anni aveva raccontato agli inquirenti di essere stata seguita, accerchiata e strattonata da tre alpini di mezza età in piazzale Kennedy a Rimini appunto. Ha detto che questi le avrebbero fatto esplicite avances, si dice così no, dalle note marcatamente sessuali. Uno di loro l’avrebbe afferrata per un braccio. Ma nonostante gli inquirenti abbiano visionato a lungo i filmati delle telecamere, dalle immagini non è stato possibile ricostruire l’episodio e quindi riuscire a identificare i presunti colpevoli. Da qui la richiesta della procura di Rimini di archiviare la denuncia, per l’impossibilità di identificare i presunti autori del reato. Una identificazione resa difficile non solo perché in quel frangente vi erano veramente troppe persone in piazza – quel weekend a Rimini per la gioia degli albergatori arrivarono a migliaia – ma anche perché le telecamere di video sorveglianza della zona coprivano solo una parte del luogo interessato. In più e questo la dice lunga, l’unica testimone oculare, l’amica della giovane, non sarebbe stata in grado di riferire particolari utili all’identificazione degli autori e nemmeno la vittima. Il reato per cui la procura ha indagato è quello di molestie. Ora sulla richiesta si pronuncerà il Gip.
“Invece di generalizzare su un’intera associazione bisognerebbe essere più cauti – ha detto il presidente dell’Associazione Alpini Sebastiano Favero – invece si sparano sentenze senza avere alcuna prova e poi non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa”. Il leader della Lega Matteo Salvini, apprendendo la notizia, su Twitter ha scritto: “Molestie e reati inesistenti, giornalisti e comunisti chiedano scusa a tutti i gloriosi e generosi Alpini!”. Per giorni gli intellettuali politicamente Corretti hanno detto di tutto. Li hanno dipinti come gli esseri più viscidi maschilisti appartenenti al mondo occidentale – questo secondo loro – frutto della società patriarcale. Tanto che un tentato stupro, veramente accertato, c’era stato a Rimini quattro giorni prima dell’Adunata, ma siccome a compierlo è stato un senegalese le femministe non se l’erano calcolato. Ora finisce più o meno così. In una bolla di sapone, manco bella da vedere.
Serenella Bettin
