
Questa la mia chiacchierata con Carlotta Rossi. Il pezzo pubblicato su Libero
È la primavera del 1960. Siamo a Roma. Una mattinata piena di luce. Quella luce di quel cielo romano, caldo, avvolgente, vivo.Giovanna Michelina Rossi è nel suo piccolo appartamento a sud della città. Quando decide di andare a fare una passeggiata.Indossa una gonna a righe, orizzontali blu bianche, come gli abiti svolazzanti dei marinari mossi dal vento caldo. Una camicia leggera, scarpe comode, un po’ di tacco, capelli appena spettinati. “Le sembrava fossero tutti più gentili quel giorno” più belli. Scende verso Piazza di Spagna, svicola verso via Condotti, un caffè in piedi, al volo, per non dare troppo nell’occhio. “Dopo alcuni fidanzamenti finiti male, lo stato di single le stava a pennello”. Immersa nei suoi pensieri, arriva a piazza Fontanella Borghese e rimane colpita da un piccolo banco di frutta. Adocchia dell’uva che le sembra bella, polposa, succosa; si avvicina, prende un grappolo e mentre si accinge a mangiarlo invitata dal fruttivendolo, dietro di lei sente la voce di un uomo. Si gira. Lo guarda. Lo scruta. In quegli occhi, come nei grandi amori, riconosce se stessa. La voce vellutata, reca con sé “tenerezza, furbizia, arguzia”. Lui le parla. Ed è in quel momento che i due si innamorano. Lui ha 31 anni. Lei ne ha 20. Lui di ritorno dal Sud America, lei di Cuneo ma si considera romana. Lui ha fatto due Olimpiadi. Ha giocato con la Nazionale di Pallanuoto. Era il capitano. Lei che compra tele fogli pennelli matite, che dipinge emozioni, fa la commessa in un negozio del centro.Lei non sa che lui è Carlo Pedersoli.Quello che anni dopo sarebbe divenuto il celebre Bud Spencer. I due iniziano a frequentarsi. E il 23 novembre 1975 nasce Carlotta.Carlotta Rossi. “Bud Spencer era mio padre, lo dimostrerò in Tribunale”.
La chiamiamo al telefono. All’anagrafe lei si chiama Carlotta Patricia Francesca Giuseppina Rossi. Vive a Londra, sposata con Carlo che fa il pendolare verso Roma, insieme hanno due figli di 18 anni e mezzo e 15. Durante il covid ha deciso di raccontare la sua storia in un libro uscito ieri ed edito Apple Books. “A metà”, il titolo, come la sua famiglia.“Quando mi sono sentita pronta – ci racconta – ho deciso di portare alla luce questa storia. Che è una storia bellissima, molto bella, un amore eterno soprattutto perché lei dopo lui non ha mai avuto nessun altro”.Carlotta ci racconta che sua madre e Bud Spencer si vedevano, prima che lei nascesse si vedevano sempre. “Loro si sono incontrati prima che lui diventasse famoso e lei era totalmente dedicata a lui. Hanno deciso di avermi, non sono arrivata così per caso. Io mio padre lo vedevo, quelle due tre volte l’anno, sapevo che c’era, se avevo bisogno di consigli lo sentivo al telefono. L’ultima volta che l’ho visto è stata nel suo ufficio a Roma. Per me fu un incontro difficile. Io gli chiesi se lui avesse potuto lasciare qualcosa che attestasse il nostro rapporto e invece ha glissato. Non l’ho mai raccontato perché mia madre non voleva. Pensi che sono morti a distanza di sette mesi”. La mamma di Carlotta si ammala di tumore e siccome non vuole morire dopo di lui, racconta sempre la figlia, decide di non farsi curare. Giovanna Michelina Rossi muore a 75 anni il 9 novembre 2015. Bud Spencer muore a 86 anni il 27 giugno del 2016. Carlotta aveva 13 anni quando il padre le disse di avere un’altra famiglia e tre figli legittimi. E lei racconta che lui c’è sempre stato. Le ha pagato gli studi, la scuola americana, l’Università negli Stati Uniti, le vacanze estive e invernali. E ha continuato ad aiutare la madre con un assegno di mille euro al mese. I bonifici ci sarebbero, confida a Libero chi sta seguendo le pratiche. I legali sarebbero in grado di riprodurre tutti i movimenti dal 2005 al 2015 anche perché ora Carlotta si dichiara pronta a fare l’esame del Dna e ha intrapreso il percorso giudiziario per il riconoscimento di paternità al tribunale di Roma. Nell’atto di citazione chiede anche, alla vedova dell’attore e ai figli, il risarcimento del “danno subito per la sostanziale mancanza della figura paterna nell’intero arco della vita”. “Mia madre ha sofferto molto – ci racconta Carlotta – Penso che le sia mancato tremendamente. Avere un amore così e non poterlo vivere è durissima”.“Mi chiamo Carlotta e il nome è l’unica cosa che devo a mio padre”. Così comincia questa storia.
Serenella Bettin

