Un caso capitato per caso. Oggi su Il Giornale c’è un mio pezzo che parla di tutte quelle donne vittime della sharia. E proprio oggi, quarant’anni fa, il 5 settembre 1941, dal codice penale sparirono il matrimonio riparatore e il delitto d’onore. (Non da mettere sullo stesso piano ovviamente).
L’Italia deve questa battaglia vinta a Franca Viola (ultima foto) che oggi di anni ne ha 73. E che venne rapita sequestrata e violentata dal suo ex fidanzato Filippo Melodia a soli 17 anni. Lui fece irruzione nella sua casa di Alcamo insieme a 13 giovani armati che pestarono a sangue la madre e rapirono Franca e il suo fratellino Mariano.
Per mano del suo aguzzino lei ci rimase otto giorni. Otto.
Otto giorni in cui venne violentata, seviziata, martoriata, a digiuno, in stato di semi inconscienza. Dopo la liberazione Franca rifiutò di sposarsi e affrontò un processo dove dirà: “Io non sono proprietà di nessuno. Nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto. L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”.
Parole che a quell’epoca in Italia! suonavano come eresie. Ci sono voluti altri 15 maledetti anni perché si cancellassero alcune norme dal nostro codice penale. Fino al 1996 (25 anni fa!) lo stupro era considerato reato contro la morale e non contro la persona.
Oggi mentre noi possiamo godere di queste battaglie vinte, in altri Paesi c’è chi, se solo osa opporsi a una conoscenza – non serve per forza il rifiuto a un matrimonio basta molto meno – con un uomo più grande del padre viene sfigurata a vita.
Sono donne pachistane afghane, vittime della Sharia. Sono donne che se si oppongono a un matrimonio vengono sfregiate e sfigurate con l’acido. Un segno che rimane lì fisso indelebile. Tangibile. Sfregiarle è meglio che ammazzarle, perché serve da esempio per le altre. Come a dire: “ecco cosa ti accade se dici di no”.
Questo medico, Giuseppe Losasso, di cui vi parlo oggi sul Giornale che ho conosciuto a Udine, mi ha raccontato che sono ragazzine colpite nel cuore della notte. Hanno dai 13 ai 18 anni. Ma anche adulte. L’acido usato è quello delle batterie delle auto. L’ustione provoca una retrazione cicatriziale della cute. Il busto si piega in avanti. Il collo diventa un tutt’uno col mento. Le vedi ricurve. Con le braccia contro giù. Hanno perso anche gli occhi. Per molte la vista non si può recuperare. Il corpo diventa un tormento. Qualcuna pensa anche al suicidio.
Lui da 17 anni le aiuta. Le opera. Trapianta le cornee. Cerca di restituire la luce dove intorno è buio e morte.
Quando lascio Losasso, dopo ore di conversazione, vedo che nel volto ha una riga di pianto.
In fondo nel suo studio ci sta un cuscino: “Realizza i tuoi sogni”. Mentre sto uscendo, penso a quelle donne che i sogni non possono realizzarli. E mi accorgo ancora una volta dell’importanza del nostro lavoro. Non serve a noi. Serve agli altri. A sollevare la polvere. A dare voce e occhi a chi non ne ha.

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