
Non ho ben capito perché dobbiamo sempre fare la parte dei finocchi, nel senso di continuare a farci infinocchiare da chi in casa nostra vuole portare usi e costumi tribali.
A Salerno in questi giorni c’è l’EdShow, la rassegna internazione dedicata agli abiti da sera.
Per oggi è prevista una collezione, capsule collection come si dice nel gergo, dedicata solo ed esclusivamente alla donna musulmana nel rispetto delle leggi coraniche.
Nel rispetto delle leggi coraniche.
Il titolo di Repubblica era: “Salerno: la moda Made in Italy apre all’ Islam”.
Insomma metti un bel burqa a cena con la brezza d’estate che non lascia intravedere niente, metti un bel burqini che ho bisogno di niente, leggero anzi leggerissimo; metti un caftano da sera, da spiaggia, velato, senza volto, col volto coperto, con le retine negli occhi, metti una sacca di nylon per fare il bagno e voile la moda del terzo millennio è tratta. Da Salerno parte questo messaggio di integrazione e multiculturalità ispirato dal Made in Italy sartoriale del Sud Italia, dato che ultimamente il mercato mondiale degli abiti musulmani va alla grande, con cifre stimate a quota 484 miliardi di dollari e tra Zalando e compagnia cantante che promuovono burqa e burqini come i maggiori indumenti di tendenza. Ora scusate ma con tutto quello che abbiamo predicato.
Con tutto quello che abbiamo gridato, urlato, con tutta la fatica inutile che avevamo fatto per riportare, la minigonna con le bombe, come regalo ci restituiscono il burqa e i caftani.
C’è anche la mise contemporary muslim. Roba prelibata per gente alla Boldrini.
Il capo può restare coperto, le lunghezze arrivano alle caviglie e non ci sono trasparenze né silhouette segnate. La donna diventa un sacco uguale a tutti le altre. E quindi boh. Non lo so.
Ma a me tutta sta roba fa girare i coglioni.