
“Chissà che finisci in terapia intensiva”.
Sinceramente preferivo i periodi di quando la gente al bar parlava di cose frivole e appariva anche intelligente, anziché parlare di cose mastodontiche e sembrare ignorante, oltre che esserlo veramente.
Il tipo che ho incontrato ieri sera in un locale e che mi stava accanto per l’aperitivo non vuole fare il vaccino. Problemi suoi. Di certo non mi metto a dirgli che si deve vaccinare. Anche perché non mi compete.
C’ha pensato un suo amico che invece con la bocca piena di patatine sputando nel piatto dove mangiano tutti come maiali da ingrasso, gli ha detto sostanzialmente che è un deficiente perché il vaccino lo deve fare. A sostegno della sua tesi il sì vax ha tirato fuori le più grandi scoperte, Galileo Galilei, la Terra è tonda, il Sole non gira attorno alla Terra eccetera eccetera, quando bastava semplicemente dire che è un vaccino che hanno trovato, che previene la forma grave del virus, che potrebbe avere degli effetti collaterali ma che anche se prendi un’aspirina per il mal di testa da “stasera amore non scopiamo”, potresti avere gli stessi effetti.
L’altro invece che nella vita avvita tubi – con tutto il rispetto per chi avvita tubi, anche perché molte volte sono più arguti e intelligenti di chi ha quattro lauree e scrive boiate immense – ecco gli ha detto che lui il vaccino non se lo fa perché sulla pagina dell’Aifa non c’è ancora scritto che il vaccino è stato approvato e che gli italiani e il mondo intero possono farselo.
L’altro allora gli ha detto che è l’Europa che l’ha approvato, non distinguendo nemmeno la suddivisione dei ruoli, la spartizione delle competenze, ossia il fatto che sono gli istituti preposti che devono approvare i farmaci e non i politici, e che il vaccino è sicuro al 101%.
Quell’altro allora gli ha risposto, in questo battibecco da bassofondo culturale, che lui il vaccino non se lo fa, perché dell’Europa non si fida essendo solo buona a, cito testuali parole, “mangiare soldi”.
E che poi l’altro giorno “uno – non si sa chi – ha spiegato bene su un video che il vaccino crea danni irreparabili”.
Quell’altro allora gli ha chiesto chi l’ha detto e questo ha risposto che non sa bene chi, ma che deve assolutamente “ascoltare il video perché questo qui – santone – spiega tutto bene. È un grande”.
L’altro giustamente gli ha dato del cretino. E così hanno cominciato a litigare senza distanziamento né mascherina. Litigavano con la bocca piena e vedevo tutti quei pezzetti di patate e prosciutto non ancora ingeriti che fuoriuscivano dalla bocca anziché da dove sarebbero dovuti uscire, ossia dal culo.
E poi quell’altro invece che si è vaccinato gli ha detto una cosa bruttissima: “chissà che finisci in terapia intensiva”.
Ci sono rimasta un po’ male.
Ora, questa conversazione mi ha lasciato un po’ perplessa anche perché non dista molto da tante altre che sento nei luoghi che frequentano tutti. E non mi pare nemmeno di frequentare i luoghi più marci. Anzi.
Sento questo genere di mentecatti sia nei locali più borghesi che in quelli più terra terra.
E preferivo i periodi di quando la gente sembrava intelligente e parlava di cose frivole. Rimpiango un po’ quei periodi in cui la gente parlava dei cazzi di tutti e sapevi esattamente cosa il tuo vicino di casa avesse mangiato per pranzo cena o colazione perché rotolava come un maiale. Rimpiango anche le dispute per il calcio. O il tipo che parlava al telefono gridando e lamentando che la suocera aveva preparato le zucchine e queste non andavano bene.
Perché il punto è questo.
E non ha molto senso discutere.
Chi non vorrà fare il vaccino, non lo farà.
Chi lo vorrà fare lo farà.
Chi lo voleva fare se l’è già fatto.
E chi è indeciso verrà informato, trascinato, persuaso da qualcuno.
Io ho un’idea.
Tu la tua.
E lì finisce.
Ognuno pensi al suo culo che è meglio.