Chiedetevi perché gli italiani non fanno figli

Allora chiedetevi perché gli italiani non fanno figli. Chiedetevelo. Se abbiamo bisogno degli stranieri per raccogliere i pomodori!
L’altro giorno in un gruppo su whatsapp si discuteva sul perché gli italiani non fanno più figli. Pochi a dire la verità ne discutevano. Alla gente non interessano certi argomenti. La gente parla solo di covid e vaccini. E di polenta e ossetti.
Allora dicevo si discuteva sul fatto che il tasso medio di fertilità delle donne è dell’1,3 %, quando invece ci vorrebbe il 2,1% per salvaguardare l’equilibrio demografico.
Ora, a parte il fatto che mi fa rabbrividire il fatto che ci sia un tasso di fertilità delle donne come se la donna dovesse servire solo da contenitore per mettere al mondo figli e garantire così la prosecuzione della specie, ma chiediamoci perché gli italiani non fanno più figli.
Chiediamocelo. Chi glielo fare agli italiani fare figli se poi per ogni cosa è un problema. In Italia è un problema per fare tutto. E io a 37 anni mi sento così tremendamente vecchia in un Paese vecchio dove non c’è posto per i giovani, dove la gente non combatte e si lamenta sempre, dove le cose diventano difficili, impossibili, complicate, dove si parla solo di privacy diritti e non si capisce quali siano i problemi veri.
Mi sento vecchia in un Paese che usa i giovani solo per le campagne elettorali trattandoli come esseri inferiori dementi con quella finta pena che dovrebbe impietosire. Io non voglio avere la pietà di nessuno.
Mi sento già vecchia in un Paese dove gli amministratori dall’alto dei loro colletti di seta e da quelle poltroncine con gli schienali di velluto e i braccioli in tinta mogano ti dicono che bisogna investire sui giovani. Che i giovani sono il futuro.
No cari miei. No. I giovani sono il presente. Il presente.
Andate. Andate a farvi un giro in mezzo ai giovani per vedere come ci si sente. Giovani a 20 anni. Come a 30. Come a 40. Come la mettiamo con quelli che non riescono a comprare nemmeno un divano figuriamoci a mettere su famiglia. Qualcuno mi ha detto che basta l’amore. No. L’amore non basta. Ai figli va tracciata la strada per avere un futuro. Poi magari se la asfaltano da soli. Ma devono ripercorrere quei passi tracciati dai loro padri. Magari cambiando sentieri. Ma pur sempre avendo una guida. Un punto di riferimento. Vedo giovani allo sbando. Senza sogni. Speranze. Desideri. Vedo giovani senza progetti. Senza la fame di apprendere. Senza la sete di imparare. Vedo giovani senza voracità, gli occhi spenti, va bene tutto. Tutto è diventato liquido. Vedo giovani che fanno figli solo perché bisogna metterli al mondo. Per risollevare matrimoni ormai traditi, ormai piegati dall’arroganza e dalla presunzione. E vedo giovani e padri e madri incapaci di garantire un futuro ai figli perché vittime di uno Stato che va bene come macchina per tritare l’acqua. Come la mettiamo con quei padri che non arrivano a fine mese. Con quegli imprenditori che chiudono. Con quelli che si sono tolti la vita.
Con quelle famiglie sul lastrico. Con quei giovani che non hanno voglia di studiare. Di fare. Di approfondire. Che si sentono già arrivati ma poi dove.
Sono tutti laureati. L’Italia ha bisogno degli stranieri per andare a raccogliere i pomodori. Per andare a venderli. Ha bisogno degli stranieri per servire negli aeroporti. Nei bar. Nei ristoranti. I giovani sono stati dimenticati anche durante il primo lockdown credendo che loro fossero più forti. Come la mettiamo quando ti senti rispondere che per i giovani non c’è posto. Che diventa impossibile fare tutto. Che non puoi chiedere un mutuo. Un finanziamento. Un progetto. Che devi dimostrare di avere esperienza quando ti impediscono di farla. Come la mettiamo con quei giovani che non vengono considerati, che attendono la paga settimanale e vogliono sempre di più ancora, che quando saranno grandi attenderanno il reddito di cittadinanza, che non hanno voglia di studiare, di lavorare, perché cresciuti nel Dio del benessere incapace di garantire loro un futuro. E come la mettiamo con quelle donne discriminate nel lavoro, quando la gente pensa che tutelarle sia la garanzia delle quote rosa. Come la mettiamo con quelle donne imprenditrici che se rimangono incinta a 30 anni non hanno nemmeno la maternità riconosciuta. Come la mettiamo con le donne della vita vera, quelle che devono aspettare mesi per un esame, quelle che hanno i salari peggiori d’Europa e le tasse da pagare.
Come la mettiamo con i quarantenni ancora precari, con quelli che sei laureato ma non sei ancora abbastanza formato. Con le madri costrette a portare negli asili privati i figli perché non ci sono quelli pubblici. Stando ai programmi di illustri personaggi politici, quelli soprattutto a sinistra che garantiscono diritti a tutti, sembra che i giovani verrano trattati con i guanti, che cresceranno nel mondo perfetto. Ma chi lo vuole il mondo perfetto. Queste sono le storie di vita vera. Della nostra Italia. Del nostro Paese dove se fai il cameriere sei sfigato ma se lo fai a Londra sei figo. Queste sono storie di vita che vive la gente ogni giorno. “Non è l’inferno”, cantava Emma. No. Non lo è. Abbiamo la fortuna di vivere in pace e non sappiamo farla fruttare.
Poi chiedetevi perché i giovani non fanno figli.

Scusate ma dal mare in dieci minuti non ho nemmeno riletto. Spero sia chiaro.

#sbetti

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