
Italia 2020.
La strada è deserta. C’è un unico semaforo. Segna il rosso. Sempre quello. Stavolta però non c’è nessuno. Stavolta non c’è nessuno che smadonna in colonna per passare. Stavolta non c’è nessuno che ti taglia la strada. Stavolta non c’è nessuno che non ti lascia passare.
Stavolta il semaforo segna il rosso per l’asfalto. Diventa verde. Scatta l’arancione. Un dispositivo automatico.
Sempre quello. Sempre costante. Sempre a scandire il tempo di questo tempo che stiamo vivendo.
Si esce solo per fare la spesa. E il paesaggio è spettrale. Sembra quello di quei film dove i mutanti ti modificano i geni.
Attorno c’è silenzio. Non fiata nessuno. Nessuno che parla. Nessuno che canta. Nessuno che ride. Nessuno che vocia dall’altro lato della strada.
Mancano le grida dei bambini. Il canto degli adulti. Il borbottio delle madri.
Mancano il ronzio delle automobili. Il clacson dei forsennati.
In negozio, per terra ci sta il nastro isolante. Appeso alla cassa ci sta un cartello rosso come il semaforo. “Rispettare la distanza di un metro”. Non ci si avvicina al bancone. Non si parla con la gente. I due venditori indossano la mascherina. Una protezione per te che gli stai davanti, che ordini il prosciutto, che loro te lo tagliano e te lo incartano.
Se per caso devi passare si presta attenzione. Fai il giro dall’altra parte. Oppure senza guardarsi nel volto, coprendosi la bocca, ci si passa comunque a distanza di un metro.
Per mettere la spesa dentro la borsa ci si protrae in avanti. Si incurva la schiena e facendo terribilmente attenzione a ciò che si tocca si iniziano a infilare le cose dentro una a una. Lentamente.
Non puoi più permetterti di fare trecento cose contemporaneamente. Rispondere al telefono. Leggere la mail mentre aspetti lo scontrino. Aprire whatsapp. Segnare l’appuntamento.
Ora ogni gesto assume il suo valore.
Pensi ai singoli gesti con la paura di rimanerci. Poi.
Poi si paga. Entrano due persone.
Buongiorno. Buonasera.
Si apre la porta. Ci si saluta. Si esce.
Mi viene voglia di fumare una sigaretta.
Ma torno a casa.
Mi lavo le mani.
E tiro fuori l’accendino.
Lo faccio scattare.
E tiro su le mascelle.
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