
Io ne ho viste di donne violentate. Maltrattate. Denigrate. Offese. Derise. Donne vittime di uomini a cui avevano dato tutto e non ha avuto niente. Se non offese. Schiaffi. Violenze. Calci. Pugni. Botte.
Allora venerdì Facebook mi ha ricordato un fatto. Era l’anno scorso. Era giusto un anno fa quando al mattino mi chiamarono e mi dissero che c’era stato un omicidio. Stavo ancora dormendo ma subito mi rizzai in piedi dal letto. Il nostro lavoro è così.
Un uomo, mi dissero; un uomo ha ammazzato la moglie. Di botte. Come di botte? Sì di botte. Dopo un po’ mi dissero il nome della vittima e trasalì. Io quel nome lo conoscevo.
Quella donna la conoscevo.
L’avevo vista. La incontravo per le vie del paese. Nei corridoi della scuola. Lungo i viali dei portici di quartiere.
Allora mi dissi che no, che non poteva essere vero. Che non poteva essere lei. E invece. Invece era tutto vero. Quella ragazza si chiamava Maila Beccarello. E faceva le medie dove le facevo io. Il suo volto il giorno dopo era stampato su tutti i giornali. Allora feci il pezzo e ricordo che quel giorno, a mano a mano che raccoglievo informazioni, mi chiesi più e più volte come un uomo potesse arrivare ad ammazzare la moglie di botte. A a mani nude. Massacrandola. Pestandola a sangue. Colpendola più e più volte fino a che lei non fosse stata nemmeno in grado di dire basta. Fino a che lei non fosse stata in grado di gridare aiuto. E fino a che non avesse chiuso gli occhi. Per sempre. Ricordo che quando i carabinieri arrivarono, mi dissero che avevano trovato l’orrore. E allora fu una storia difficile da scrivere. E mentre le mie dita componevano parole, mille domande mi rimbalzavano nella testa.
Quanto quella donna potesse aver sofferto. Quanto quella donna potesse aver patito. Come si può arrivare ad ammazzare una persona di botte. Una delle morti più orribili.
Poi. Poi mi chiesi anche se fosse giusto.
Se un Dio esiste. Se fosse giusto per la madre di Maila sapere che la propria figlia sia stata strappata via dalla vita nella maniera più brutale. Soffrendo. Gridando. Implorando aiuto. Cercando in tutti i modi di rimanere aggrappata alla vita. Cercando ad ogni calcio, ad ogni pugno di reagire. E mi chiesi quanto possa essere grande il dolore di una madre, che ha tenuto in grembo quella creatura per nove mesi e l’ha messa al mondo, sapere che la figlia è stata ammazzata in quel modo.
Poi. Poi quando finii il pezzo e lo rilessi, mentre la sigaretta si consumava tra le dita, un brivido mi corse lungo la schiena e mi dissi che sì, che l’uomo può. Che l’essere umano può ammazzare così. E allora lì ho avuto paura. Perché la verità è che le situazioni così non cambiano. Non cambieranno mai.
Alzate la testa. Non abbiate paura.
Denunciate. Urlate. Parlate.
Non abbassate la testa. Non abbassatela mai. I segnali ci sono tutti. Non abbandonate l’indipendenza economica. Non mollate il lavoro. Non fatevi rinchiudere dentro quattro mura, sotto una coperta di sorrisi e botte.
Non fatevi inghiottire, non state dietro una porta ad aspettare che qualcosa cambi.
Non cambia. Non cambierà mai.
Apritela quella porta, spalancatela, spalancate le finestre. Gridate, urlate, chiedete aiuto, parlate, ma non chiudetevi.
Non chiudetevi mai.
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Giustizia Per Maila Beccarello
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