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Io me lo ricordo quel giorno. Ero a casa.
I libri di matematica aperti sopra il tavolo della cucina mi mettevano sonno. Un sonno assurdo.
La televisione era accesa e lentamente lasciava scorrere le immagini.
Ho sempre avuto quel maledetto vizio di accendere la tv e mettere muto.
Poi quando c’è qualcosa che mi interessa alzo. Ma lo faccio da quando sono bambina.
Insomma la tv era accesa. Le immagini scorrevano lente. Forse una serie televisiva, una di quelle americane che fanno venir voglia di cibarsi di hot dog e farsi le unghie nelle camere da letto delle amiche salendo per il balcone. Ancora adesso si fa così.
Anche in Italia. Ma anziché dal balcone passiamo per la porta. Almeno io.
Insomma la tv era accesa. Le immagini scorrevano lente. La mia voglia di studiare era pari alla colonnina di mercurio nel Cansiglio d’inverno e il sole splendeva.
Nella stanza accanto stava mio padre, era in ferie e guardava la TV.
La sua però emetteva rumori. Suoni.
Io pensavo che avrei dovuto recuperare un debito in matematica di lì a pochi giorni. Ho sempre avuto il debito in matematica al liceo. Era una cosa che non digerivo. Che nemmeno capivo. Era l’unico quaderno che avrei potuto benissimo aprire al contrario tanto per me era lo stesso. Ma il debito c’era e andava recuperato. Insomma ero lì che studiavo tra un colpo di sonno e l’altro. Erano all’incirca le tre del pomeriggio e a un certo punto mio padre dal salotto gridò: “Oddio, mamma che roba. Accendi la tv. Dio cosa sta succedendo”.
Io all’improvviso alzai la testa.
E già la serie americana aveva dato spazio a una serie che di fantasia non aveva niente. Era tutto reale.
Tutto quello stava accadendo, lì, ora. In quel momento.
Un aereo si era conficcato dentro la prima torre di New York. Si vedeva il fuoco, le fiamme e il fumo fuoriuscire dalle finestre di quell’ immenso grattacielo.
Ricordo che alzai subito il volume. E la mia bocca rimase spalancata. Avevo gli occhi inorriditi. Sbarrati.
Fin da ragazzina ho sempre avuto il mito della Statua della Libertà, delle Twin Towers, di questi enormi grattacieli che grandi come titani, immensi come colossi grattano il cielo della Città di New York.
Ricordo che però all’inizio nessuno capiva bene cosa stesse accadendo.
La prima torre cominciava lentamente a incendiarsi.
Sotto le immagini che finivano in tv riprendevano le persone con il naso all’insù, la gente che urlava, la gente che scappava.
La gente che straziava.
Sembrava la fine del mondo.
Poi d’un tratto la fine del mondo veramente arrivò.
Un altro aereo in diretta televisiva, con tutto il mondo posizionato su quei canali, andò a conficcarsi dentro la seconda torre.
Allora lì il mondo ebbe la conferma. Impossibile un altro incidente.
Di attentato terroristico si trattava.
Ricordo che camminavo su e giù per la stanza, giravo su tutti i canali, ma tutti i canali davano quelle immagini. Tutto era vero. Non c’era niente di recitato. Di inventato. Di virtuale. Di fittizio.
Allora comincia ad andare dalla cucina al salotto, dal salotto alla cucina. Poi uscii in giardino e lì, i miei che ancora non sapevano che fumassi, andai sul retro e mi accesi una sigaretta. Tornai dentro.
E in diretta. In diretta. In quella stramaledettissima diretta vidi la prima torre sbriciolarsi e cadere a terra come si sbriciola una torta di pastafrolla fatta da una settimana.
Era l’orrore.
Dalla seconda torre le immagini riprendevano una persona, poi si seppe che era una donna, che si affacciò al balcone e si buttò giù.
Era l’apocalisse. L’Armageddon.
Allora arrivò la notizia che un altro aereo si era schiantato. Era caduto sul Pentagono.
Sì. Era un attentato.
Ancora però non sapevamo bene da parte di chi. Il mondo non capiva. Non sapeva. Non comprendeva.
Dopo un po’ crollò anche la seconda Torre.
E tutto intorno era caos, macerie, uomini, donne, anziani, bambini. Tutto intorno era la polvere.
In mezzo a quella polvere ci stava tutto quello che dal 2001 ancora siamo costretti a sopportare. Perché da lì è partito tutto.
Le macerie. La polvere. Gli attentati. Le grida. La disperazione. I fanatici.
La nostra sottomissione.
#sbetti


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