Piazza San Marco

Io me lo ricordo quell’anno in cui vidi per la prima volta il Papa. Era il 30 dicembre 1988. Avevo 4 anni. E il Papa era Giovanni Paolo II e andò a Fermo e a Porto San Giorgio. Nelle Marche. Fece una visita al duomo. E poi andò a far visita ai figli di Jahvè.
I miei mi ci portarono a vedere il Papa e io ricordo questa enorme grande folla che si muoveva come una grossa nuvola e questo Papa che scese con l’elicottero bianco dal cielo sopra una montagnola. E ricordo questo grande uomo vestito di bianco che sorrideva e salutava tutti. Aveva il volto incantato. Dall’incarnato solenne e austero. E questi occhietti limpidi e tersi. E queste guance così bianche che a guardarci il sole riflesso ti pareva di specchiarti. Poi ricordo che mio padre mi prese in braccio e mi disse: andiamo più vicino. Vidi quel Papa dal basso verso l’alto. E vedevo questa gente che si allungava col corpo. Che si genufletteva. Che lo salutava. Lo toccava. Sbracciava. Non c’era tutta quella sicurezza che c’è oggi. Quando anche per varcare una soglia, ti chiedono le impronte digitali. Eravamo più umani. E più felici.
Avevo 4 anni ma capii fin da subito che era una personalità importante. Quel giorno era accaduto qualcosa di particolare e io pensavo a come raccontarlo. A come dirlo. Al fatto che avevo vissuto qualcosa che nemmeno io sapevo bene cosa. Ma era come se dentro di me avvertissi la sensazione di voler un giorno raccontare quel fatto.
E arriviamo al 28 aprile 2024. Trentasei anni dopo vedo un altro Papa. Stavolta a Venezia. Stavolta in piazza San Marco. Stavolta è primavera. Seppure fresco, non faceva freddo come allora.
Il Papa è Francesco ed è arrivato stamattina alle 7.55 con un elicottero fatto atterrare sul cortile esterno del carcere femminile della Giudecca. Di lì a poche ore la messa delle 11 in piazza. In piazza la gente è già sistemata e io vi giuro non ho mai visto un’organizzazione del genere. Piazza San Marco dall’alto sembra una scacchiera, con ogni persona perfettamente al suo posto.
Rispetto a quando ero piccola non c’era la gente che si tuffava, scomposta e che si muoveva come in una grossa enorme nuvola. La piazza è un tripudio di festa. I cori liturgici invadono solennemente il campo. I loro cori riecheggiano nell’aria. I gabbiani si librano in volo al suon dei canti di chiesa. La gente è tutta lì ad attendere il Santo Padre. Quelle due donne sono posizionate qui dalle sette di mattina.
Anche perché qui, in Piazza, senza pass è praticamente impossibile entrare. Tutti gli ingressi sono presidiati. E il dispiegamento di forze di polizia è veramente alto.
Alle 10 e qualcosa arriva il Santo Padre. E la gente si alza in piedi. Sbraccia. Fa festa. La festa è composta. Lui attraversa l’area con la sua papamobile. Sorride. Saluta tutti. Ha il volto fiero. Sorridente. Calmo. Tranquillo. Sembra quasi un bambino in gita a Venezia. Poi la messa. I canti. I cori. Una donna si sente male. Un bambino viene sorretto dai genitori. Mi serve un caffè. E mi dicono che c’è una sala stampa fantastica rigorosamente attrezzata. I parroci ci hanno preparato quel caffè caldo dentro ai termos, che vi giuro è il più buono del mondo. Il più buono che io abbia mai bevuto. Poi arriva l’ora del saluto. Il Papa torna indietro. Attraversano la piazza il ministro Carlo Nordio. Il presidente Luca Zaia. Il sindaco Luigi Brugnaro. Tutti vestiti impettiti. Fieri, sorridenti. Il Papa entra dentro la Basilica. Ce l’ho qui davanti a me.
Poi prende la via del ritorno. Sale sull’elicottero. L’elicottero sorvola sopra Piazza San Marco, un giro. I fedeli salutano. Prende e se va. Tra 90 minuti sarà in Vaticano.
Questa volta non sono la bimba piccola che lo guardava dal basso verso l’alto. Questa volta sì. Ho trovato il modo di raccontarlo.
Sgattaiolo fuori. E mi passa un uomo davanti, ha una tunica nera che gli tocca terra. E un crocefisso gigante appeso al collo.

sbetti

Pezzo uscito su Libero

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