La donna che vedete in questa foto si chiama Maria Angela Distefano.
E l’uomo è il marito Guido Gianni.
Guido Gianni dal 28 maggio 2021 è chiuso dentro al carcere di Palermo. E la moglie mi dice che Guido ha perso 50 chili. Cinquanta.
Per Cospito hanno fatto tanto can can, invece un padre di famiglia può anche ridursi pelle e ossa.
“Ha perso 50 chili, ha voglia di mangiare solo quando glielo porto io, ”, mi racconta la moglie.
Moglie che ogni sabato fa 240 chilometri per andarlo a trovare. Avanti e indietro. Indietro e avanti. Un viaggio faticoso e dispendioso.
Il tempo a disposizione con lui? Un’ora. Un’ora in cui racchiudere, senza farle vedere, lasciando un barlume di lucore, tutte le ansie, le angosce, le preoccupazioni. Un’ora in cui provare a raccontarsi con le parole che sgorgano dalla bocca, mentre alcune restano incastrate tra i magoni dell’amore, un’ora in cui provare a baciarsi con gli occhi, ad accarezzarsi con l’immaginazione, a guardarsi in volto per capire se è cambiato qualcosa. Un’ora in cui ogni sabato è un tassello che si aggiunge a questa torre di sofferenza e di dolore. Un’ora in cui vederlo invecchiare è un po’ come vederlo morire. Non è di certo quel “volevamo invecchiare insieme”. Anche perché Guido ha 63 anni. Condannato a 12 anni di carcere, quando esce da lì Guido ne ha quasi 80.
La sua “colpa”?
Aver reagito a una rapina da parte di un commando armato per difendere la moglie.
Era il 18 febbraio 2008.
In quel giorno entrano in tre dentro la gioielleria Nicolosi (Catania), un piccolo paesino alle pendici dell’Etna, una gioielleria che moglie e marito avevano messo insieme con tanto sacrificio, una di quelle dove quando entri ti senti avvolto dal focolare materno, dal calore familiare che solo una famiglia può trasmettere e creare con l’andar del tempo.
Maria Angela quel giorno viene strattonata per i capelli. E minacciata con una pistola alla tempia e al cuore. “Io sono stata picchiata e presa in ostaggio con una pistola
puntata al petto e malgrado li imploravo di non farmi del male perché cardiopatica, loro continuavano a inveire e minacciare di ucciderci”.
Sono attimi concitati il marito non sa che fare. E a vedere la moglie così, Dio mio gli sembra di morire. Muore per davvero. Quando ti accadono simili cose una parte di te muore. Se ne va. L’attimo dopo sei un’altra cosa. Nella colluttazione partono dei colpi, due banditi muoiono e uno rimane ferito.
“C’era presente un cliente, anche
lui minacciato. Due di loro hanno aggredito mio marito e durante la colluttazione, sono partiti dei colpi involontari che hanno ucciso due di loro e ferito il terzo”, racconta Maria Angela.
Condannato per duplice omicidio volontario (mi chiedo volontario di cosa dato che i rapinatori nessuno li aveva chiamati) e tentato omicidio volontario, la Cassazione – a 14 anni e 3 mesi dal fatto – ha condannato Gianni a 12 anni e 4 mesi.
“Il processo è durato cinque anni e il nostro è
stato un calvario immenso”.
Uno dei banditi inoltre risultò coinvolto nella operazione Squalo della direzione distrettuale antimafia di Catania contro il clan Santapaola – Ercolano.
La moglie è dilaniata dal dolore. La sento al telefono e la voce è ormai spezzata. Affranta. Prostrata. Sgorga fiamme e fiumi di dolore.
La storia di suo marito è simile a quelle dei tanti Graziano Stacchio, Walter Onichini e tanti altri; padri di famiglia, lavoratori, che per difendere i loro cari, da vittime dei banditi diventano perseguitati della magistratura e vedono le loro vite distrutte.
“Guido ha difeso me, la sua vita, quella di un cliente – dice Maria Angela – non può pagare per la malvagità dei suoi assalitori. Guido è un marito e padre modello, dedito alla famiglia e ligio al dovere. Non merita di stare in carcere, quel luogo non gli appartiene”.
La moglie ha chiesto la grazia. Ma la grazia è stata rigettata. Così ha scritto al premier Giorgia Meloni.
“Sono disperata, piango sempre e ho paura che Guido la dentro morirà, e io insieme a lui”. “Presidente le parlo a cuore aperto: la prego mi aiuti a far tornare Guido alla sua vita ed alla sua amata famiglia. Sta molto male e mi si stringe il cuore vederlo soffrire. Se lei avesse la possibilità di andarlo a trovare, si renderebbe conto di che persona splendida sia Guido”.
“Da 17 mesi le nostre vite sono state sconvolte – scrive su Facebook la figlia Aurora Giannì – Non hanno solo condannato te ma anche a noi. Non è giusto tutto quello che stiamo passando. Che qualcuno faccia qualcosa”.

sbetti


Scopri di più da Sbetti

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.