Questa cosa della protesta delle tende non è solo la protesta delle tende. Non riguarda solo i giovani universitari che si fanno mantenere da mami e papi e che impiegano 15 anni per finire l’università.
Questa cosa riguarda i lavoratori precari costretti a trasferirsi fuori.
Le famiglie alle prese con il caro mutui. I giovani che non vedono futuro. I vecchi che lo vedono sgretolarsi sotto i piedi.
E va bene i reportage smilzi come li ha descritti Crippa sul Foglio. Ce ne sono alcuni veramente stucchevoli. Strappalacrime. Quelli che si lasciano sedurre dai piagnistei giovanili stendendo loro il tappeto rosso.
Va bene il romanticismo. Le tende. I sogni infranti. I desideri mai realizzati. Quei libri fradici scartabellati sotto quella dannata pioggia che ci si è messa a venire giù tutta quando i cortili dei rettorati si sono trasformati in tendopoli.
Il fatto è che quelle tende sono soltanto tende. Mettetelo via questo romanticismo del cazzo.
La protesta è iniziata martedì 2 maggio.
A piantare la prima tenda è stata Ilaria Lamera. Studentessa orobica che studia al politecnico di Milano e che ha detto: – fermi tutti ragazzi basta. Qui sta succedendo il disastro. Forse è il caso che vi diate una calmata. Gli affitti a Milano sono insostenibili. Non può essere che non si trovi niente a meno di 700 euro. –
Già. Gli affitti non sono alti per tutte le Ilarie e gli Ilari del mondo che a ruota l’hanno seguita, lo sono anche per i ricercatori, per i precari, per gente di 40 anni con contratti da fame che non riesce a farsi una famiglia (poi ti dicono le culle vuote).
Lo sono anche per le famiglie costrette a trasferirsi per lavoro.
E va bene che i prezzi li determina il mercato. Ma ci vuole un freno.
In internet appaiono buchi di culo allucinanti con cessi accanto al letto dove per alloggiare qualche anno della tua vita ti chiedono 1200 euro al mese.
E va bene che puoi andare fuori città. Ma tanto non cambia molto. Se risparmi 180 euro in affitto li spendi in trasporti che dire che sono penosi è dire poco. Fuori città da 1200 euro passiamo a 700 per un appartamento che manco il “tac” di Renato Pozzetto.
Ci sono annunci inqualificabili che mi chiedo come facciano a essere pubblicati e per qual motivo nessuno arrivi a denunciare questa gente. Tavoli sotto le scale. Materassi incastonati tra due pareti. Cessi con la muffa. Fornelli elettrici spacciati per cucine. E soprattutto stanze senza finestre. Mio dio che orrore.
Così la protesta degli universitari in tenda ha attraversato l’Italia, e le tende si sono gonfiate e da una sono diventate due tre quattro cinque sei sette. Ma la protesta delle tende, signori, non è la protesta della sinistra. No no.
La sinistra la sta usando per i suoi giochi.
La protesta delle tende è la protesta della destra. Di chi cerca un merito e non lo trova. Di chi si fa il mazzo ogni giorno.
Non è solo quella di chi impiega vent’anni per finire Scienze delle zucchine o la facoltà della Mutua.
O di chi sosta all’università con i soldi nostri e di mamma e papà.
La metà degli iscritti all’università finisce fuori corso. E il 60% per cento di loro a una laurea manco mai ci arriva. In Europa siamo penultimi in classifica come percentuale di laureati. E che ci sia gente che si gratta le palle questo è pur vero.
Ma detto questo, il caro affitti è un problema quanto mai che veritiero. Puntuale, che non tollera più rimandi. Niente è gratis. Nemmeno il letto dove dormi. Ma che ci sia una speculazione da parte dei privati questo è un dato di fatto e nessuno può negarlo. Già me lo vedo il proprietario che preferisce affittare a 500 euro al giorno una stanza a uomini d’affari anziché a studenti in cerca di un posto nel mondo.
La verità è che in dieci anni di governi sinistrosi. In cinque anni di governi a cinque stelle non sono stati in grado di prevedere alloggi pubblici, di fare un piano serio. Hanno bloccato i piani edilizi. Hanno dato i super bonus per far sì che i ricchi si rifacessero i cappotti.
Per anni i nostri governanti se avevano una casa da sfruttare preferivano darla alle cooperative che gestivano i migranti come polli.
“Non vogliamo passerelle” hanno detto gli studenti quando Mrs Elly e Landini si sono presentati sotto le tendine. E ora che qualcuno ha avuto il coraggio di tirare fuori questa problematica si dà la colpa agli universitari.
Certo sì ci sono quelli che poverini impiegano mezz’ora di treno. E siccome io facevo la pendolare anche al liceo (perché volevo assolutamente il liceo in città e volevo quello) mi svegliano alle cinque del mattino e trovo sia una presa per i fondelli sentire che qualcuno impiega perfino mezz’ora di treno.
Io che di autobus facevo un’ora a 14 anni, devo essere stata una marziana scesa dal cielo. Devo aver compiuto qualcosa di inenarrabile che manco sapevo.
Ma sotto le tende non ci sono finiti solo quelli che se la grattano e se la menano ma anche quelli che effettivamente non possono svegliarsi tutti i giorni alle 5 e rincasare alle 22.
Perché a quel punto quando arrivi a casa scegli: o vai al cesso, o studi, o dormi. Gli accampati forse non lo sanno che degli studenti alla politica italiana non è mai importato un tubo. I giovani vengono usati come si usano i preservativi, servono a portare voti, poi esaurito lo scopo, ce se ne strasbatte altamente. Vedi come è messa la ricerca, con giovani costretti ad andare all’estero.
Questo almeno nessuno l’ha mai negato.
Poi però quando protestano vi rode il culo.
Accidenti.
sbetti
