Sostituzione etnica: la gente parla. Parla. Non sa di che cazz parla

Davvero non riesco a comprendere perché il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sia finito nella macchina del fango del becerismo più rozzo per avere pronunciato le parole “sostituzione etnica”.
Certo ha usato una espressione infelice. Forse poteva essere più accorto ed evitare di porgere il fianco ad avvoltoi che non vedono l’ora di rievocare nazismi e fascismi morti e sepolti.
Lollobrigida intendeva dire, traduciamo per chi ancora stenta a capire, che in Italia a forza di far arrivare clandestini a destra e a manca, rischiamo una sostituzione degli italiani. Ora.
Questa espressione che in qualcuno ha evocato periodi bui del nostro Paese, pur non centrando nulla, in realtà è una formula per dire che in Italia la situazione è questa: i nati sono sempre meno, i giovani vanno all’estero, e qui importiamo manodopera a basso costo dove gli imprenditori italiani e stranieri sfruttano i migranti perché fa loro comodo. Orbene. Dinanzi a questa espressione si sono levati gli scudi. Apriti cielo.
Qualcuno ha paragonato le esternazioni del ministro alle teorie hitleriane, senza manco sapere cosa sia la “sostituzione etnica”, concetto inventato nel 2015 peraltro.
E in chi ci vede Hitler, la polemica non ha nemmeno ragione di esistere, perché se la mia memoria non mi inganna, in quegli anni il leader voleva propagandare e portare avanti il mito di una particolare razza. E non il contrario.
Qui l’espressione, invece, visto che ci sono tanti intelligenti, viene riferita a qualcosa che incombe non che il ministro vuole fare. Quindi anziché rievocare il nazismo le due parole sono piuttosto dovute a una ignoranza del ministro e a una ignoranza di chi lo attacca. Ma non è questo il punto.
Il punto è che, discrasie filosofiche a parte, Lollobrigida ha detto la verità.
In una recente inchiesta che ho fatto in alcune scuole, ho visto classi dove ormai gli stranieri da Ho Chi Min ad Alì, sono in netta prevalenza; classi dove ci sono due, tre bambini italiani a fronte di 24 alunni e scuole di 1200 studenti, dove i 2/3 sono immigrati o figli di immigrati. Non solo. Se vado in un ristorante a Jesolo, quest’estate, a servire e lavorare come muli trovo bengalesi e indiani.
Se vado al centro sud trovo più che altro ragazzi o ragazze dell’est. Anche se devo dire che ancora qualcuno di autoctono – lo posso dire vero? – c’è.
Ecco. Altra cosa. Ultimamente l’Istat ha dato alcuni dati. Mai così pochi nati. Le nascite nel 2022 sono precipitate sotto la soglia delle 400.000 (393.000). Ed è di questi giorni infatti la preoccupazione delle imprese a fronte del calo delle nascite. Negli ultimi 25 anni gli occupati con meno di 35 anni sono diminuiti di 3,6 milioni. Basta andare a parlare con qualsiasi imprenditore o albergatore che cerca lavoratori.
La popolazione italiana poi è calata a 58 milioni e 851.000. Nel 2014 eravamo 61 milioni.
Voi come la chiamate questa roba? Ora scusate ma a me ogni volta che sento queste polemiche, mi vengono in mente quelle scene alle scuole elementari, quando la maestra finiva di spiegare, c’era sempre il poveraccio che alzava la mano, “maestra ma lui mi ha tirato un calcio alla sedia”.

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