Otto anni per aver ucciso 4 vite. Ma quale giustizia

Capite perché l’ Italia è un Paese completamente finito. Ridotto con le pezze al culo.
Hanno poco i giornali del mainstream da scrivere: “Giustizia è stata fatta”. Ma giustizia di cosa?
L’altro giorno apprendo una notizia che mi lascia alquanto perplessa. Ma sto zitta. Non dico niente. Era talmente grossa che mi pareva na balla. Non avendo tempo di indagare perché presa da altri servizi, la metto in un cassetto.
La notizia riguarda l’incidente avvenuto tre anni fa a Jesolo in cui sono morti quei quattro poveri ragazzi.
Era la notte tra il 13 e il 14 luglio 2019.
Me lo ricordo quel giorno. Dio se me lo ricordo. Morirono in quattro. Riccardo Laugeni, Leonardo Girardi, Eleonora Frasson e Giovanni Mattiuzzo. Solo una ragazza si salvò.
Avevano tutti tra i 22 e i 23 anni.
Rientravano da una notte passata nei locali della movida jesolana. Come è tipico di tutti i giovani.
Mentre facevano ritorno a casa, un’auto guidata dal romeno Marius Alin Marinica speronò la loro vettura.
La travolse facendola finire fuori strada contro un palo della luce. L’auto dei giovani si capovolse e finì nell’acqua di un canale.
Per i quattro non ci fu nulla da fare.
L’investitore Marinica non si fermò. E scappò.
A maggio dell’anno scorso la difesa del romeno Marius Alin Marinica chiese di portare la condanna a sei anni con le attenuanti generiche. Le attenuanti.
Anche di quel giorno mi ricordo. E me lo ricordo perché assistetti a un altro incidente, complici l’alta velocità e la distrazione. Mi chiesi come la giustizia potesse permettere a una persona che avesse ucciso quattro ragazzi di chiedere uno sconto di pena.
Nessuno sconto invece per quei genitori che giungono nei luoghi degli incidenti a cui manca la terra sotto i piedi. La loro vita in quell’esatto istante cambia totalmente. Nulla sarà mai come prima.
Quante volte ho visto quelle vite a terra. Quei genitori piangere sopra quei corpi. Gli strazi sono impossibili da descrivere.
Ora. È notizia dell’altro giorno che Marius Alin Marinica è stato condannato a 8 anni di reclusione per omicidio stradale.
La Cassazione ha confermato la sentenza. Otto anni. Otto.
Otto anni per aver ammazzato 4 persone in un solo colpo. Cioè la vita di ognuno di loro vale due anni della sua.
Ma la tragedia, oltre a quella già avvenuta della perdita, è che colui che ha investito i ragazzi, questo tale Marinica, forse non farà un giorno di carcere. Orbene.
Condannato a otto anni, ed essendo ai domiciliari, i domiciliari capite, i domiciliari, dal 14 luglio 2019 – in virtù del principio che prevede lo sconto di pena di 45 giorni ogni tre mesi ai domiciliari – a Marinica di anni gliene mancano 4. Quattro.
E quando la pena è inferiore a quattro anni, la legge prevede che possa essere sospesa la carcerazione. Non è finita.
Stamattina apro i giornali locali e leggo che l’investitore invece è stato condotto in carcere. Qualcuno tratta la notizia come Alleluia. Alleluia. Quando di “Andate in pace” non c’è proprio niente. Vero sì che l’investitore è stato condotto in galera, ci mancherebbe altro, ma ci è finito dentro tre anni dopo. E quel calcolo per cui potrebbe anche uscire non è una balla. Il suo avvocato potrebbe anche decidere di farlo valere.
Checché se ne dica e venga fatto sembrare come “giustizia è stata fatta”.
Ora scusate. E qui chiudo. Ma la mia mente in queste ore va a Walter Onichini. Walter Onichini è quel macellaio che il 22 luglio 2013 sparò al ladro che gli era entrato in casa, ferendolo. Poi lo caricò nella sua auto e lo abbandonò in un campo.
Lo fece per difendere la famiglia.
Dopo anni di processi e torture mediatiche Onichini ora è in carcere condannato a 4 anni e 11 mesi. Il ladro in questione è vivo. E latitante.
La moglie Sara Scolaro lotta e combatte ogni giorno.
L’investitore invece che ha ammazzato questi quattro giovani potrebbe anche uscire dal carcere.
Questa è la giustizia in Italia.
Paese totalmente irriformabile.

#sbetti