
Sono felice. Dio se sono felice.
Oggi mentre ero in auto mi sono detta che sono veramente fortunata.
Finalmente vivo in un Paese la cui più grande preoccupazione, tra il post pandemia e le bollette e tutte le porcate che succedono ogni giorno, si preoccupa e gioisce se per caso la Treccani – che tanto ormai non se la calcola più nessuno perché la gente che non sa l’italiano vive Googlando – tra i suoi vocaboli inserisce le parole che terminano per A, come giocare a “Compra una vocale”.
Che bel Paese è il nostro che quando le donne vengono ammazzate dai mariti, e quando le donne finiscono col cranio fracassato perché i testimoni erano in ferie, si preoccupa di inserire la A nel vocabolario.
Che bello. Che mastodontico. Finalmente vivo in un Paese che sa cosa vuol dire lottare per i diritti. Finalmente vivo in un Paese che lotta per la libertà. Che compra le vocali da appendere alle porte degli uffici con i soldi dei cittadini. E poi se in piazza ne stuprano 50 chissenefrega. Finalmente vivo in un Paese dove mi sento libera di andare in giro. Dove mi sento sicura di girare per strada di sera di notte da sola. Dove non incorro in qualche malintenzionato che mi spoglia, mi stupra, mi mena. Finalmente sono libera di scendere alla stazione alle dieci di sera perché grazie alla A sulle porte i criminali e i delinquenti se la stanno facendo sotto.
È risaputo infatti che i delinquenti e i padri padroni hanno paura di signora Treccani. E signora Treccani ha inserito – per la gioia di quelle la cui vita è stata talmente crudele da farle accontentare di una vocale – le parole come medica, avvocata, ingegnera, architetta, chirurga, notaia, che al solo pensiero di leggerle e sentirle mi fa accapponare la pelle.
Queste sono le conquiste che piacciono ai celebrolesi. Agli stuprati dal politicamente corretto. Di tutto quel ventre molle che ideologizza, infilza, inculca, di tutti quelli che sei libero se sei come loro. Ne ho di esperienza. Io venni discriminata dai paladini dei diritti di tutti perché le mie idee non andavano bene. Manco Putin.
Quando scrivevo consigliere e mi riferivo a una donna, perché per me è consigliere, mi correggevano in consigliera. Alla fine scrivevo solo il cognome, così nessuno aveva da dire nulla.
Ma quello di cui più mi compiaccio è che obiettivamente avevamo finalmente bisogno di una riforma così importante, di un “progetto ambizioso e rivoluzionario” al mondo “così inclusivo” che introducesse nei nostri sentire e parlare comuni le parole che finiscono per A.
Ma mi chiedo allora perché non battagliare e scornarsi come mucche anche per far inserire le parole che finiscono per O.
Cioè qual è il grado intellettuale di una persona che gioisce se per caso la Treccani inserisce la A al posto della O? Vorrei indagare.
Nella vita normale cosa cambia? Ma soprattutto non capisco una cosa. Sarà che ragiono al contrario. E potrebbe anche darsi dato che ci sono molti esemplari nell’universo che hanno la testa al posto del culo e potrei essere tra questi.
Come mai questa battaglia non la fanno gli uomini. Da che mondo e mondo sono gli uomini a essere discriminati. Sono gli uomini che vengono inglobati dentro un genere più universale. Che schifo. Che menzogna. Che derisione. Comprendere il genere maschile e ricomprendere tutti. Da che mondo e mondo quando alle elementari insegnano “nel parco ci sono 20 bambini”, si intendono bambini e bambine.
Se dicono invece “nel parco ci sono 20 bambine” si intendono solo le bambine. Lo capisce anche uno stupido. Mi chiedo perché le donne debbano avere questo privilegio di essere inglobate insieme agli uomini. Lo trovo altamente discriminatorio verso il sesso maschile, che devono condividere le I o le O col resto del mondo.
Davvero non lo capisco. Fatela una bella battaglia. Portate a casa queste conquiste di civiltà.
Mentre le donne muoiono ammazzate, compratela questa benedetta A.
sbetti
