La fallita integrazione

Il 12 giugno su Libero scrivevo di questi ragazzotti di seconda generazione – come li chiamano quelli che manco sanno chi è la prima – che si stavano organizzando per invadere Riccione.
Esiste un piano che è quello di colonizzare l’Italia. Questo, ovviamente, gli stuprati dal politicamente corretto non ve lo dicono.
Questo è il frutto della mancata e fallita integrazione, del principio di impunità che regna nel nostro Paese.
È il frutto delle politiche troppo garantiste, dal momento che è passato il messaggio per cui in Italia puoi venire a fare quello che ti pare perché nessuno ti fa niente.
Lo so bene. Quando avevo fatto la rotta Balcanica e ho visto i croati menare, tutti volevano venire in Italia. Perché in Italia puoi fare quello che vuoi. E puoi chiamarti Alì come Genoveffo come Gasparro Gastone o Cernofio.
Ma la colpa non è di chi viene a tentare fortuna in Italia. Ma è di chi per anni ha attuato politiche totalmente fallimentari, perché se gestisci l’immigrazione come si gestisce un campo di pannocchie questa schizza via e scivola via come l’acqua, inonda le strade della città in un flusso continuo che non si arresta.
Ovviamente queste cose, quelli che i campi di accoglienza non li hanno mai visti manco in cartolina, non ve le diranno, perché è molto più comodo riempirsi la bocca di buoni principi andando in giro con le mutande del colore della pace.
In tutti i centri accoglienza dove sono stata ho visto i migranti pieni di disperazione rabbia e angoscia mentre le cooperative si divertivano a promuovere corsi di italiano mai realizzati. Per ogni migrante prendevano la bellezza di 34 euro a cranio e facevano soldi a palate.
Quando le cooperative hanno visto che i lavori nelle biblioteche non portavano a casa i frutti, hanno iniziato a prendere migranti. Promuovendo la falsa accoglienza. E sbandierando la falsa integrazione. L’integrazione è un processo lento. Complicato. Calmo. Che dovrebbe trovare un equilibrio pacifico e consapevole. Che avviene con famiglie che si stanziano in Italia che vogliono lavorare e che trasmettono sani principi ai figli. Ce ne sono tantissime. Io stessa ho amici albanesi, senegalesi, ghanesi. Ma devono avere la voglia. La volontà. La condivisione. Il sentirsi parte di un gruppo. E di una comunità. Stop. Tutto il resto sono persone che vengono in Italia per provare a tirare a campare. A far qualcosa. Che sfuggono al controllo dello Stato e del governo.
Complice lo Stato, così molle nei suoi principi. Che conserva i valori solo nei discorsi. Talmente liquido da sciogliersi. Senza spina dorsale. Ridotto un ventre molle. La troppa comprensione ha prodotto questo. Il caos generale. I bianchi contro i neri. I neri contro i bianchi. I neri contro i poliziotti. Queste sono parole usate dai ragazzi su TikTok, che a Peschiera hanno fatto il disastro.
Ha prodotto l’odio che viene alimentato proprio da quelli che predicano uguaglianza.
La troppa comprensione ha prodotto queste derive di razzismo al contrario, pericolose, che ancora qualcuno finge di non vedere.

sbetti

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