
Gli Alpini. Ma alla fine cos’è successo. È la sera di venerdì 6 maggio quando ricevo un messaggio con scritto che le femministe di “Non una di Meno Rimini” hanno lanciato una protesta in Instagram perché sarebbero state molestate dagli Alpini. “Alpino molesto se mi tocchi ti calpesto”. In questi giorni si tiene la 93 esima Adunata e io che sono qui, non ho ancora avuto il sentore di queste molestie. In piazza, con una poliziotta qualcuno si ferma a offrire un prosecco. Ma “no sai, non posso, sono in servizio, tengo famiglia”. La protesta monta e nel giro di poche ore arrivano centinaia di segnalazioni in Instagram. Com’è brutto il mondo di oggi. Se uno ha bisogno di aiuto anziché rivolgersi alle autorità competenti lo chiede nei social. Un po’ come quando si vedono i rifiuti al parco e anziché chiamare i vigili o il sindaco, le foto finiscono nei vari gruppi dei comuni. La maggior parte delle volte poi i rifiuti rimangono lì perché la polizia locale non ha Instagram. Le attiviste parlano di 500 segnalazioni. Ma durante i giorni dell’Adunata agli uomini in divisa non è giunta nessuna chiamata. Nessuna richiesta di aiuto. Dopo due giorni arriva una denuncia. Una donna di 26 anni dice di essere stata molestata da tre Alpini. Il giorno dopo ancora arriva una segnalazione tramite l’applicazione YouPol della polizia di stato in cui una 40 enne dice che un alpino le ha “leccato il piede o avrebbe tentato di farlo”. La questura contatta la donna ma lei non si presenta a formalizzare la denuncia. E arriviamo a giovedì scorso quando la portavoce delle donne democratiche di Rimini, Sonia Alvisi, dice sostanzialmente: occhio che la denuncia deve essere fatta altrimenti si rischia di non essere credibili. E si getta discredito verso un Corpo che sempre si è distinto per il suo decoro. Infatti. Il Corpo Alpini è in subbuglio. Lì dentro ci sono padri di famiglia, lavoratori, ex militari, soldati, che mai si sono risparmiati per il bene dell’Italia. Dove ci sono le calamità arrivano loro. Ma al Pd nazionale non vanno giù le parole della portavoce del Pd locale e Sonia Alvisi in serata si dimette. Nel frattempo le femministe attivano una raccolta firme su Change.org che giunge a 19.964 firme. Chiedono la sospensione delle adunate per due anni. Il presidente Sebastiano Favero dice che chi ha sbagliato verrà punito. Sabato mattina arriva la notizia che un tentato stupro a Rimini c’è stato, prima però che arrivassero gli Alpini. E è quello da parte di un somalo di 27 anni ospite del centro accoglienza. Il pomeriggio del primo maggio ha tentato di violentare una donna di 60 anni, mentre faceva jogging. Gli uomini della squadra mobile ci hanno messo giorni per trovarlo. Lui era scappato. Dinanzi a questo le femministe di Non una di Meno hanno detto che è come fosse colpa nostra. Perché la nostra società è fondata sul patriarcato e il maschilismo. Cronache in rosa.
Serenella Bettin