La dem che difende gli Alpini

Libero venerdì 13 maggio 2022

Nata a Rimini il primo agosto 1965. Sonia Alvisi è la portavoce delle donne democratiche della sua città. Iscritta al Pd, dal 2018 è anche consigliere di Parità regionale dell’ Emilia Romagna con nomina da parte del Ministero del Lavoro. Quest’anno ha vinto tre cause a tutela del lavoro femminile.

Lei. Tenacia. Costanza. Capacità di lavorare in situazioni di emergenza. Cambia spesso look di capelli. Tra le sue passioni spiccano la mountain bike e la barca a vela.

Buone capacità di gestione dello stress, dice di avere un’ ottima memoria, soprattutto visiva. Nel suo curriculum c’è scritto: “forse a volte troppo pragmatica, poco astratta e molto pratica”. E che sia pratica lo si è visto. In Facebook commentando i deliri di questi giorni sulla questione degli Alpini, sostanzialmente ha detto: una molestia va denunciata. Altrimenti di che parliamo? Un principio da sempre ribadito. Perfino dalle femministe.

E la Alvisi lo sa bene. 

Di professione consulente del lavoro, è l’ideatore del progetto “Consulenti donne per il lavoro delle donne” del centro studi Ancl, Associazione nazionale consulenti del Lavoro. Un’idea nata nel 2005 “progettata da donne e rivolta a donne”. In più è la terza firmataria della legge quadro della Regione Emilia Romagna, del 2014, “Per la parità e contro le discriminazioni di genere”. È stata lei a fondare la conferenza provinciale delle donne dem di Rimini. Nel 2014 si era candidata alle regionali ma non era stata eletta. Tra le sue attività spiccano numerosi interventi ai convegni per parlare di diritto antidiscriminatorio, parità di genere, occupazione femminile, tematiche e sviluppo di pari opportunità. Tutto si può dire tranne che sia negazionista. O misogina.

Lo scorso febbraio è intervenuta sulla “certificazione di genere obbligatoria per aziende”. Con l’onere per ogni azienda di produrre un rapporto al fine di “favorire le pari opportunità di genere e generazionali”. Addirittura a novembre dell’anno scorso come consigliere di parità ha vinto un ricorso al Tribunale di Ferrara per l’assegnazione della quota giornaliera di prodotto pescato. Un regolamento, mai entrato in vigore, che per la Alvisi discriminava le socie. 

Il giorno della festa della Mamma, pochi giorni fa, nella sua pagina Facebook scriveva: “Il mio pensiero oggi va alle tantissime mamme che da oltre due mesi non abbracciano più i loro figli perché sono in guerra e a quelle che non li abbracceranno più perché morti in guerra. La maternità per le donne italiane non è ancora un opportunità ma un problema. Bisogna continuare a insistere sulla condivisione dei carichi di lavoro tra uomini e donne, superando la visione della conciliazione e fare finalmente il salto di qualità necessario”. La Alvisi è specializzata nella gestione delle problematiche giuslavoristiche. Il suo impegno è per la “promozione della parità” e il “riconoscimento della differenza femminile con azioni reali e concrete”.

Ora si prepara ad andare in giudizio a tutela di ragazze molestate in ambito lavorativo. Già. Peccato che le dem non l’abbiano capito. E l’unica voce sensata della loro cerchia sta pensando di abbandonare l’aia.

Serenella Bettin

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